Questa del codice etico non sarebbe neanche una cattiva idea.
Solo che muove da una tesi sbagliata; e cioè che i calciatori sono tutti belli, lindi, profumati ed educati a Cambridge.
Niente di più sbagliato, per fortuna. Che la storia è piena si di fuoriclasse inarrivabili, ma anche di fenomenali zozzoni ai quali ti sei affezionato come e più di Pelè, Crujff, Maradona e tutti gli altri che abitavano su Saturno. Perché negli zozzoni vedevi il gioco che si faceva carne. Il coraggio di giocarsela in stadi che parevano i peggiori bar di Caracas. La grinta e la cattiveria che necessitano ad una squadra per vincere quando la classe,da sola, non basta.
Mi domando che ne sarebbe di squadre come il Cile, o l’Uruguay, se vigesse il codice etico… O quante partite di Coppa Libertadores riuscirebbero a disputare. E soprattutto, che ci saremmo persi se in cento e passa anni di pallone fosse passata questa regoletta che depenna dalla storia una roba nata insieme al calcio; e che in parte ne accresce addirittura il fascino. Parlo dello scontro fisico un po’ sopra le righe, e dei suoi protagonisti più illustri.
Ci saremmo persi Luisito Monti, Nobbie Stiles, tanto per dire i primi due che vengono in mente. O Romeo Benetti, che una volta mi disse: «vacci tu a Wembley, a fare la poesia…».
E squadre leggendarie che volavano altissimo, ma all’evenienza sapevano anche tirar fuori la sciabola: Il Grande Torino aveva Castigliano, che menava di brutto. Provate a girare intorno a Berti Vogts, della Germania del 74, o a Hulshoff, il libero barbuto della leggiadra Ajax di Crujff… La Juventus del grande Platini aveva Sergio Brio, che negli stadi più bollenti andava a nozze: ad Amburgo, davanti a 70000 invasati segnò il campo con i tacchetti e indicò la riga al centravanti avversario: “provati a oltrepassarla”, gli disse guardandolo negli occhi.
Quel centravanti era Horst Hrubesch.
E domandate ad un tifoso viola che ricordo abbia di Dunga. O di Beppe Iachini. Cosa sarebbe stato il Napoli del grande Maradona senza l’apporto di Salvatore Bagni, o la Juventus di Zidane e Del Piero senza uno come Paolo Montero.
Da tifoso Sampdoriano, ricordo che quando ero piccolo, stravedevo per Roberto Romei: un terzinaccio piccolo, bruttarello e per niente codice etico… ma quando picchiavano Chiorri, era lui che si faceva carico della vendetta e andava a rendere la pariglia. In stadi da pelo sullo stomaco, tipo Avellino, Catania o Catanzaro.
Io lo adoravo.
Erano tempi di uomini un po’ più veri: quando insegnavano che il calcio era lealtà e fairplay, d’accordo, ma per prima cosa “non è uno sport da signorine”. E ci facevano giocare anche se pioveva, e il campo era pieno di fango.
Ripartire da lì. Se ci scappa qualche calcione, pazienza