Ospitiamo volentieri l’intervento di Valeria Donato, della segreteria provinciale del Partito Democratico di Siena, che arricchisce la discussione sul tema del ricambio della classe dirigente a Siena, dopo che il tema era stato lanciato dall’ex sindaco Mazzoni Della Stella e ripreso, tra gli altri, da Roberto De Vivo, Simone Petricci
di Valeria Donato
Come si fa a non sentirsi estranei a questo tempo? Perché io mi ci sento. Anzi, più che estranea, direi aliena. La prima tessera che ho preso era quella dei Giovani Democratici, l’associazione giovanile del Pd, perché il partito era dei “grandi”e io avevo solo 16 anni; partecipavo sì a qualche discussione ma senza quasi aprire bocca, per quella vergogna che ti fa sentire una formica in mezzo ai giganti. Avevo un grande entusiasmo perché stare lì dentro significava contribuire a cambiare il mondo con quel valore in cui mi riconoscevo da sempre: combattere le ingiustizie per permettere a tutti di avere una voce.
Per questo ho continuato a crederci anche quando il mio partito è stato travolto dagli scandali, quando ha vinto al Congresso un’altra cultura politica, quando molti dei miei compagni hanno lasciato la militanza delusi: ho continuato a crederci perché ho ancora voglia di cambiare il mondo. E questa voglia non te la dà l’età ma semplicemente la volontà di combattere le ingiustizie che vedi perpetrate ogni giorno. Per questo mi sento un’estranea nel mondo, perché non ho più voglia solo di piangere su ciò che non va ma voglio essere protagonista: non butto una carta a terra sperando che qualcuno la raccolga così come non faccio quello che non vorrei fosse fatto a me; scelgo ogni giorno di scrivere un pezzo di mondo diverso.
Quando, qualche giorno fa a Siena sono arrivati i dati definitivi sul tesseramento che sì è in calo rispetto agli anni precedenti, mi sono sentita meno sola: c’è ancora una grande volontà di parlarsi, arrabbiarsi ma soprattutto di crederci. Perché la politica è una passione travolgente che non si placa né con uno scandalo né con una sconfitta. E se provassimo, più convintamente, a raccontare che esiste un’altra faccia della politica, oltre agli scandali e alle persone, scopriremo quella cosa bella che è la partecipazione e la volontà di discussione. Raccontare oggi ad un ragazzo che avere una tessera è una cosa utile per il Paese e la città significa restituire dignità non solo alla democrazia ma soprattutto alla nostra Costituzione, che vede nei partiti il perno per la nostra Repubblica.
Per cui scommettiamoci di nuovo, andiamo nelle piazze, nelle case e nelle sezioni a raccontare questa idea di scrivere ancora insieme il futuro. E non lasciamoci scoraggiare dalla difficoltà della sfida o dai numeri del tesseramento, perché l’alternativa per costruire un nuovo progetto non si costruisce in un giorno e nemmeno su una sola persona, ma solo su una comunità. Francois Mitterand è diventato Presidente della Repubblica in Francia quando il suo partito aveva appena 100.000 iscritti; davvero vogliamo tradire la speranza di tutti quei cittadini che ci chiedono più speranza per il futuro?