Dunque anche l’ultimo tabù è stato abbattuto. Per la prima volta il presidente della Fondazione Monte dei Paschi, un tempo padrona del Monte, oggi dopo gli scempi e gli scandali in possesso di appena l’1,5%, ipotizza che mantenere la sede della banca a Siena possa non essere più un obiettivo realistico.
Anche al di là di quanto scritto nello statuto della Fondazione, che attende per la fine di gennaio o i primi giorni di febbraio, il via libera del Mef al nuovo Statuto dove c’è ancora scritto che l’Ente deve lavorare per mantenere i vertici e la direzione della banca a Siena. «È una cosa che ha voluto la Deputazione generale», ha spiegato il presidente Clarich, come se volesse prendere un po’ le distanze da questa decisione, a margine dell’audizione a Firenze in Commissione Mps del Consiglio Regionale: «C’è da chiedersi e se lo è chiesto dibattendo la Deputazione generale – ha proseguito – se sia sempre un obiettivo realistico questo della sede a Siena, o se andava magari attenuato. Comunque non è stato toccato».
Chissà se il Mef chiederà correzioni allo Statuto della Fondazione Mps, proprio su quel punto dell’intangibilità della sede a Siena. Sarebbe l’ultimo atto di uno spettacolo deprimente. E non è ovviamente solo una questione di rispetto di legami secolari, di tradizione, di identità stessa della città. Un addio alla sede potrebbe avere effetti devastanti sull’occupazione. Si dirà: Clarich ha solo fatto una considerazione realistica, visto che si parla di aggregazioni, anzi visto che l’Europa la reclama questa fusione. E siccome l’accordo tra il Governo italiano e l’Europa, sulla cosiddetta bad bank, è stato la classica montagna che ha partorito il topolino, che non risolve il problema delle tante sofferenze in pancia al Monte, tutti quelli che se ne intendono, dicono che saranno tempi grami. Ma che prima poi o qualcuno il Monte se lo piglia. Forse, dunque Clarich ha solo cominciato a mettere le mani avanti.
Ma poi è andato oltre: si è addentrato anche nelle dinamiche di relazione della banca con il territorio senese. Dopo l’incontro della Deputazione amministratrice della Fondazione Mps con il presidente e l’ad della banca, Massimo Tononi e Fabrizio Viola, Clarich ha chiesto ai vertici di Mps, «attenzione al territorio», «nei limiti di quanto possono fare». Clarich ha però aggiunto che anche l’ad Fabrizio Viola ha sottolineato che la disaffezione «è biunivoca: anche la banca si aspetterebbe più appoggio e attaccamento da parte del territorio».
Il presidente Clarich ha ribadito che non sono stati forniti dati, «ma immagino che la quota di mercato di Mps in Siena e in Toscana si sia ridotta». Se Clarich mette le mani avanti sul tabù della sede del Monte a Siena che potrebbe essere abbattuto, se Viola si lamenta degli apporti del territorio senese alla banca, vuol dire che il mondo si è proprio rovesciato. Anche il piccolo mondo senese devastato dai suoi potenti. Ma forse solo i senesi non se ne sono accorti. O preferiscono far finta. Così come del resto fanno i rappresentanti istituzionali della città, i politici di lungo corso e quelli nuovi e arrembanti.