Un ampio progetto espositivo a carattere interregionale fra Toscana, Lazio e Umbria che accosta la necropoli dell’area di Bolsena da poco riscoperta dall’archeologo Enrico Pellegrini alle ‘tombe a Circolo’ di Vetulonia, ampiamente documentate dagli scavi compiuti da Isidoro Falchi fra XIX e XX secolo. È questo il tema dell’annuale mostra-evento proposta dal Museo Archeologico ‘I Falchi’ di Vetulonia (Castiglione della Pescaia) e curata dalla stessa direttrice Simona Rafanelli con Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttrice del Museo Archeologico di Firenze. ‘Circoli di Pietra in Etruria. Vetulonia, Orvieto, Grotte di Castro’ – questo il titolo – s’inaugura sabato 12 luglio per restare aperta fino all’11 gennaio prossimo (orario: tutti i giorni 10-14 e 16-20, dal 1° settembre chiuso lunedì, dal 1° ottobre mart-dom 10-16 – info: 0564.948058 – www.museidimaremma.it).
Le recenti scoperte Le nuove sepolture venute alla luce sono del tipo ‘in fossa’ e delimitate da un recinto circolare di blocchi di tufo. Sono emerse a Grotte di Castro, in un’area, quella della Val di Lago, in cui questo tipo era praticamente assente, e forniscono l’occasione per riconsiderare le varie forme che lo spazio funerario assunse fra X e VI sec. a.C. fra le popolazioni dell’Italia antica, in particolare quelle insediate nella fascia centrale della penisola: una manifestazione dell’organizzazione sociale e dell’insorgenza della classe aristocratica. È chiaro infatti che l’elaborazione di questo tipo di sepoltura – effettuata in uno spazio concluso, cinto da un anello continuo di pietre e coperto da un cumulo di terra più o meno elevato che segnala le deposizioni – vuole delimitare lo spazio occupato da una ‘gens’, da una famiglia di rango, e rappresenta un fenomeno caratteristico molto diffuso nel periodo Orientalizzante, con manifestazioni precoci nel Bronzo Finale e nell’Età del Ferro dell’Italia centrale. Ma, pur all’interno di una soluzione condivisa, le varie ‘facies’ culturali elaborano strutture dalle tipologie diverse che, insieme ai corredi funerari, possono consentire di individuare collegamenti e influenze a largo raggio.
Commistione di reperti Il progetto interregionale sarà ospitato anche a Grotte di Castro (Museo Civico Archeologico ‘Civita’) per cura di Maria Flavia Marabottini ed Enrico Pellegrini e ad Orvieto (Museo Archeologico Nazionale) a cura di Maria Cristina De Angelis. Per consentire un confronto immediato fra i vari tipi di sepoltura, nelle tre sedi sarà esposta, accanto ai corredi peculiari regionali, una scelta significativa di reperti provenienti dalle regioni confinanti insieme ad altri restituiti da realtà al di fuori dei confini tradizionali dell’Etruria ‘propria’: in particolare quelle abruzzesi delle necropoli di Bazzano, Comino, Cretaro, Fossa e Pizzoli.
Un convegno internazionale sugli Etruschi L’argomento sarà anche approfondito nell’annuale Convegno Internazionale di Studi Etruschi che si terrà ad Orvieto dal 18 al 21 dicembre prossimi e che avrà come tema “Delimitazione dello spazio funerario tra Bronzo finale e Orientalizzante: circoli, recinti, tumuli”.