SIENA – Il Quartetto Klimt festeggia trent’anni di attività alla 102° Micat in Vertice dell’Accademia Musicale Chigiana venerdì 21 febbraio, al Teatro dei Rozzi, con un concerto interamente dedicato a compositori statunitensi.
Uno spaccato dell’evoluzione della musica americana in un periodo di grande fermento culturale e artistico, che riflette le diverse risposte dei compositori ai cambiamenti sociali tra gli anni ’50 e ’70 del Novecento.
Nato nel 1995, il Quartetto Klimt, Duccio Ceccanti violino, Margherita Di Giovanni viola, Jacopo Di Tonno violoncello, Matteo Fossi pianoforte, fra l’altro, ha suonato in stagioni prestigiose, quali Lingotto Musica di Torino, Ravenna Festival, Festival di Ravello, Musica Insieme di Bologna e Bologna Festival, Biennale di Venezia, Amici della Musica di Firenze, Accademia Filarmonica Romana, Serate Musicali di Milano, Festival Mozart di Rovereto. Nel 2014 Stradivarius ha pubblicato la prima mondiale di ‘Piano, violin, viola and cello’ di Morton Feldman, che ha ottenuto uno straordinario successo di critica. Da segnalare anche l’integrale dei quartetti per pianoforte di Mendelssohn per Brilliant Classics, pubblicata nel 2020.
Da sempre attento alla promozione e alla divulgazione della musica contemporanea, il gruppo è dedicatario di brani di compositori quali Solbiati, Antonioni, D’Amico, Vandor, Cardini, Gaslini.
La grande esperienza del Quartetto Klimt per una fantastica serata Micat in Vertice di musica del nostro tempo. Nel libretto di sala, di venerdì 21 febbraio, il ‘Piano Quartet’ di Copland (1950) fonde elementi del modernismo con influenze folk americane. ‘Four instruments’ di Feldman (1965) è un esempio dello stile minimalista e sperimentale del grande compositore. Il ‘Piano Quartet n. 1’ di Bolcom (1976) unisce stili classici e popolari.
La Micat in Vertice continua il 7 marzo, al Teatro dei Rozzi, con l’Ensemble Zefiro: Carlotta Colombo soprano, Alberto Grazzi fagotto, Arianna Radaelli cembalo; Alfredo Bernardini oboe e direttore. In programma: in apertura, Sonata in Fa maggiore HWV 363a per oboe e basso continuo, e il finale, Cantata “Mi palpita il cor” per soprano, oboe e basso continuo, di Georg Friedrich Händel; Cantata “Quanto dolce è quell’ardore” per soprano, oboe e basso continuo, Francesco Mancini; Sonata in La maggiore K. 208 e Sonata in La minore K. 175, Domenico Scarlatti; Cantata “Spezza, Amor, l’arco e li strali” per soprano, piffero, fagotto e basso continuo, Agostino Steffan; Trio in Do minore per oboe, fagotto e basso continuo, Giovanni Benedetto Platti.