Leopoldo di Lorena la chiamava “la farfalla del Granducato” per la sua forma particolare, ma altro non è che la Berardenga, zona d’eccellenza per la produzione dei vini ma in special modo di quel Chianti Classico al centro della discussione che si è tenuta alla Certosa di Pontignano. Ventotto produttori riuniti per prendere coscienza della propria forza, per misurarsi e guardarsi negli occhi. La parola “consorzio” viene sussurrata di sfuggita poche volte, su tutto invece prevale l’orgoglio per un territorio e per i prodotti che ne derivano.
Punto di partenza – “Questo evento è stato un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza – ha commentato Giovanni Poggiali di Felsina – vogliamo aumentare la nostra consapevolezza della ricchezza di questo territorio, sia storicamente che geologicamente molto particolare. Oggi, nella comunicazione dei vini, è diventato fondamentale trovare un punto di contatto per territori omogenei”. Alla base un progetto ancora in divenire e dai contorni sfumati che ha come obiettivo la formazione di un fronte comune che, usando le parole del sindaco di Castelnuovo e presidente della provincia Nepi “punta a valorizzare ancora di più il nostro prodotto agricolo più nobile, ma anche tutto il nostro territorio e la nostra comunità. Per noi il mondo agricolo rappresenta un’enorme fetta del nostro Pil e per questo staremo il più possibile vicini ai produttori”.
Storia – Attraverso riferimenti storici, culturali e anche geologici i produttori di Chianti Classico della Berardenga hanno trovato quei punti in comune che li rendono parte di qualcosa più grande, pur mantenendo un’eterogeneità che è alla base di questo territorio. È solo un punto di partenza, come viene ripetuto più volte dai presenti, ma è anche una rampa di lancio per la valorizzazione del Chianti Classico in un mercato che ogni giorno sta diventando più feroce e agguerrito. Cosa resterà del seme piantato in questa giornata ce lo diranno i mesi o gli anni a venire, l’impressione però è che se tutti andranno nella stessa direzione la Berardenga potrebbe davvero diventare ancora di più un punto di riferimento cruciale per il mondo del vino.
Francesco Anichini