Intervistato al Tg1 un musulmano, davanti alla Moschea di Roma, ha detto: «Quelli di Charlie Hebdo se la sono cercata, perché oltraggiavano la nostra religione». Parole vergognose, che giustificano un massacro in virtù della sussistenza di una presunta offesa alla religione. Qualcosa del genere riecheggia anche in un fondo del Financial Times: il primo tg del nostro Paese ha fatto bene a diffondere quella frase perché chiarisce tante cose. In primo luogo che quella strage è frutto del fanatismo islamico. Non è vero che la religione non c’entra niente. C’entrano eccome le devianze estremiste di quella religione, a cui però si accompagnano le connivenze culturali di adepti di quella stessa religione come quello che, serenamente, davanti al microfono del Tg1, nel cuore di un’altra capitale europea, offre una sponda agli autori della strage di Parigi, nel nome della difesa di Maometto dai vignettisti di Charlie Hebdo. Che oltretutto avevano nel mirino della loro satira tutte le religioni, non solo Allah.
Troppo facile scagliarsi – a parole – contro l’Isis e Al Qaeda e contro le cellule di cani sciolti, che vivono in Occidente, ma vengono addestrati militarmente in Yemen, come i fratelli Ksuouachi. Troppo scontato il tormentone politicamente corretto, subito diffuso soprattutto dai partiti di Governo, teso ad esaltare gli islamici moderati che hanno condannato la strage di Parigi. Troppo prevedibile anche la strumentalizzazione salviniana e di altri contro l’immigrazione clandestina. Gli stragisti di Parigi non erano né stranieri, né immigrati. Erano francesi.
Ecco, queste tre tipologie di pensiero non bastano più. Non servono a nulla. Non è così che si fa. I giorni del terrore di Parigi obbligano ad un altro approccio. La realtà è che manca una politica europea vera, percepibile, concreta, che si traduca in atti di sicurezza per prevenire la strategia del terrorismo diffuso e quotidiano, che può manifestarsi all’improvviso: in una scuola, in una stazione della Metropolitana, in un bar, nella redazione di un giornale, in un negozio. Va pretesa una maggiore efficienza degli organi di polizia, visto che uno degli attentatori era stato condannato in primo grado, era nelle black-list americane, e aveva perfino fatto uno show in tv inneggiando al martirio in nome di Allah.
Insomma non è proprio possibile agire per la sicurezza dei cittadini, salvaguardarli dal terrorismo e dal fanatismo islamico, nei Paesi delle democrazie occidentali? Non ci si può rassegnare all’impossibilità di far convivere la tolleranza, le libertà, i diritti all’espressione di ogni fede religiosa, compresa quella islamica, con la capacità di rispondere in modo adeguato al rischio diffuso di attentati e di stragi. E di continuare a vivere, nel rispetto di tutte le religioni, depurate dei fanatismi.
Purtroppo vedere il Parlamento Italiano, che di questa democrazia occidentale dovrebbe essere un avamposto, praticamente vuoto durante la relazione del Ministro dell’Interno sui fatti di Parigi, non tranquillizza proprio per niente. Un’immagine di squallore, soprattutto se messa a paragone delle parole piene di dignità e fermezza pronunciate da Jeanette Bougrab, la compagna di Charb, il direttore di Charlie Hebdo ucciso insieme ai suoi colleghi: «Non ho perduto Charlie Hebdo – ha detto – ho perso la persona amata. Ho perso il mio uomo, assassinato da barbari. Prima di amarlo l’ho ammirato, prima di innamorarmi di lui. Lo amavo perché era così, perché era coraggioso, perché riteneva che occorre rischiare la vita per difendere un ideale. Conoscete delle persone che siano pronte a morire per delle idee oggi? Sono appena morte, sono state appena assassinate! E’ la realtà, ma questo massacro poteva essere evitato e non è stato fatto. Charb – ha detto la compagna – preparava un libro sull’islamofobia, di cui lo accusavano gli estremisti. Nel 2013 figurava in una lista delle personalità più odiate da Al Qaeda e nel suo mirino».
Nel 2011 la sede di Charlie Hebdo era stata distrutta. Lo stesso Charb nel 2012 aveva scritto un testo, che appare oggi tristemente profetico
Disegna un Maometto divertente, e muori.
Scarabocchia un Maometto ignobile, e muori.
Gira un film di merda su Maometto, e muori.
Resisti al terrorismo religioso, e muori.
Lecca il culo agli integralisti, e muori.
Prendi un oscurantista per un coglione, e muori.
Cerca di discutere con un oscurantista, e muori.
Non c’è niente da negoziare con i fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno la legge ce la dà già,
la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova.
Grazie, banda di imbecilli.