Al 28 febbraio scorso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino erano presenti 107 persone, di cui 37 toscani. Dal 2010 ad oggi sono stati dimessi 25 internati toscani; sono in dimissione altri 31, per un totale di 56 persone che tornano nel proprio territorio di provenienza. Nel 2002 erano 227 le presenze nell’ospedale di Montelupo. Negli anni si sono progressivamente ridotte, per arrivare ai 107 del febbraio 2014.

La fase del superamento Proprio oggi la Regione Toscana ha deliberato il potenziamento della rete dei servizi territoriali, formazione professionale e aggiornamento continuo degli operatori, adeguamento della dotazione di personale, percorsi di dimissioni per pazienti stranieri senza fissa dimora, potenziamento delle strutture intermedie di secondo livello. Tutti progetti che fanno parte del percorso di superamento dell’ospedale psichiatrico giudiziario, avviato da anni e che dopo la proroga di un anno per tutte le Regioni porterà al completo superamento dell’opg di Montelupo Fiorentino. Il programma consentirà di accedere ai finanziamenti statali previsti per la realizzazione di questi interventi, finanziamenti che per la Toscana ammontano a 4.585.636 euro (1.968.974 per il 2012 e 2.616.662 per il 2013).

Il programma Le regioni, infatti, dovevano presentare programmi per accedere ai due finanziamenti previsti: in conto capitale per la costruzione delle Residenze di esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e di parte corrente per il personale necessario alla gestione delle stesse Rems. Tutte le regioni hanno presentato al ministero della salute un programma per la realizzazione di venti strutture. Il numero di posti complessivi destinati alle Rems è di 910. Alcune regioni di più piccole dimensioni hanno definito accordi di programma con altre regioni (Valle d’Aosta-Lombardia; Umbria-Toscana; Molise-Abruzzo).

I punti significativi Potenziamento Dsm (Dipartimenti Salute mentale). Per garantire ai Dsm, e ad altri servizi eventualmente coinvolti nel progetto (per esempio, sert, o disabilita’) le risorse adeguate, sia di personale che per i progetti di residenzialita’ e reinserimento sociale. Progetto Formazione. Per sviluppare competenze professionali e garantire aggiornamento continuo agli operatori delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misura di sicurezza detentive) e delle altre residenze psichiatriche di secondo livello. Accertamento condizioni psichiche. Per garantire la gestione di un reparto detentivo, presso un istituto penitenziario della Toscana, gestito dalla Asl territorialmente competente, dove praticare, in un ambiente con caratteristiche sanitarie appropriate, gli accertamenti diagnostici e terapeutici necessari ad evitare la permanenza in carcere di detenuti con problemi psichici. Progetto adeguamento dotazione personale. Per garantire livelli adeguati di qualita’ assistenzaile e appropriatezza organizzativa nel passaggio dall’Opg alle nuove strutture sanitarie extraospedaliere. Percorsi dimissioni per pazienti stranieri senza fissa dimora. Per consentire la presa in carico territoriale dei pazienti che non hanno dimora sul territorio italiano. Al momento, sono presenti nell’opg di Montelupo 7 persone senza fissa dimora. Potenziamento strutture intermedie di secondo livello (dedicate ai casi meno gravi, per l’esecuzione di misure di sicurezza non detentive). Queste strutture hanno un ruolo fondamentale per garantire, da un lato che la permanenza nella Rems (vedi sopra) sia ridotta al minimo tempo indispensabile a ristabilire condizioni di maggiore stabilita’ clinica e comportamentale e, dall’altro, che le strutture territoriali ordinarie siano in grado di accogliere persone che hanno raggiunto un adeguato equilibrio e stabilita’. Finora la Regione Toscana ha impegnato 600.000 euro per i primi 25 dimessi, e piu’ di 635.000 euro per i successivi 31.

La storia degli ospedali psichiatrici giudiziari La prima legge in Italia a disporre il ricovero coattivo all’interno dei manicomi è stata la legge 14 febbraio 1904, n. 36. Successivamente, con la riforma dell’ordinamento penitenziario del 1975 e con il relativo regolamento di attuazione del 1976 entrarono a far parte dell’sistema penale italiano. Gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) sono una categoria di istituti che in Italia, a metà degli anni settanta, ha sostituito i vecchi manicomi criminali. Sono strutture giudiziarie dipendenti dall’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Dopo i pronunciamenti della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004 che ha sancito l’illegittimità di parte dell’art. 222 del Codice Penale che ne consentiva l’utilizzo, un decreto legge del 2011convertito in legge nel 2012 ne aveva sancito la chiusura entro il 31 marzo 2013. Una norma adottata dopo un’indagine parlamentare che accertò le condizioni di estremo degrado degli istituti e la generalizzata carenza di quegli interventi di cura che avevano motivato l’internamento. In proposito la stessa legge prevede poi che le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell’assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all’interno delle strutture in possesso dei dovuti requisiti. Ma un nuovo decreto legge del 2013 ha poi prorogato tale chiusura al 1 aprile 2014. Ancora una volta, tuttavia, il termine originariamente disposto non è stato rispettato e lo stesso 1 aprile il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, esprimendo «estremo rammarico» ha fissato al 31 marzo 2015 la data entro la quale dovranno essere chiuse le strutture. Oggi in Italia sono sei gli ospedali psichiatrici giudiziari, oltre a quello di Montelupo Fiorentino a servizio della Sardegna, della Liguria e dell’Umbria, ce n’è uno in Lombardia a servizio anche della Val d’Aosta e del Piemonte), in Emilia-Romagna per le Province di Trento e Bolzano, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Marche, Campania con due strutture, anche per Lazio, Abruzzo, Molise e la Sicilia anche per Puglia, Basilicata, Calabria. Gli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia ospitano attualmente circa mille persone (cinque anni fa erano 1.600); il saldo tra entrate e uscite ogni anno è di circa 600.

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La struttura Si trova nella Villa Medicea dell’Ambrogiana sulla riva sinistra dell’Arno. Il nome deriva dalla famiglia degli Ambrogi, antichi possessori di un edificio con due torri e tenuta circostante. La proprietà fu acquistata da Ferdinando I de’ Medici nel 1573. Pur non essendo tra le residenze medicee più conosciute, l’Ambrogiana presenta aspetti originali, soprattutto per quel che riguarda il suo rapporto con il fiume, trovandosi affacciata sull’Arno. L’Ambrogiana fu la dimora prediletta di Cosimo III, che vi raccolse alcune delle sue collezioni di dipinti. Inoltre, essendo Cosimo profondamente religioso fece costruire nei pressi del complesso un convento dedicato a san Pietro d’Alcantara, dove face stabilire dei monaci giunti appositamente dalla Spagna. La villa fu alterata nel Settecento con la creazione di un ulteriore piano rialzato che la rese ancora più spettacolare, ma nell’Ottocento, su iniziativa di Leopoldo II venne trasformata in una casa di cura per le malattie mentali. Questa triste sorte era la conseguenza dell’idea utilitaristica che gli ultimi granduchi ebbero del sistema delle ville, che spogliarono e alienarono a privati salvo pochissime eccezioni. A questo periodo risale infatti un radicale progetto di trasformazione curato dall’architetto Giuseppe Cappellini, che tuttavia non fu attuato. La villa è divenuta negli ultimi anni dell’epoca lorenese, Manicomio criminale e tale destinazione venne confermata dallo stato unitario. Il manicomio negli anni ha ospitato anche personaggi noti come gli anarchici Giovanni Passannante e Pietro Acciarito, accusati, in epoche diverse, di tentato regicidio e il bandito sardo Graziano Mesina. Dagli anni ’70 l’istituzione ha preso il nome di Istituto penitenziario criminale.