Da Mare Nostrum alla montagna. Protagonista la piccola frazione montana di Badia Prataglia in Casentino che si sta preparando, non senza preoccupazioni, all’arrivo di circa cento profughi provenienti dall’operazione Mare Nostrum che saranno accolti nel locale hotel Bellavista. Paure e polemiche crescono di ora in ora tra i pochi isolati residenti ed operatori economici, in attesa del prossimo 15 novembre, giorno in cui è previsto l’arrivo.
Settanta uomini e trenta donne «Un centinaio circa di persone, è questo il numero di arrivi previsti – spiega il presidente della delegazione casentinese di Confcommercio Adelmo Baracchi – ci sembrano francamente troppi per una comunità così piccola come quella badiana, che conta ottocento residenti, dei quali quattrocentocinquanta lavoratori pendolari che restano fuori casa tutto il giorno e tornano soltanto per dormire. Il resto della popolazione è composto per lo più da bambini e anziani e dai pochi commercianti e artigiani che mantengono un’attività in paese. In pratica, ogni giorno Badia vedrebbe un rapporto di un profugo ogni 3 residenti. Non ne facciamo una questione politica. – precisa Baracchi – ci preoccupa piuttosto che non vengano sconvolti gli equilibri sociali ed economici di una comunità di montagna così piccola, che già vive diversi problemi legati all’isolamento e alla marginalità rispetto ai grandi centri della nostra provincia». «È in arrivo un vero mare di persone, dalla cui accoglienza le istituzioni locali sono state estromesse – dichiara il sindaco del Comune di Poppi, Carlo Toni – La questione è molto delicata e merita delle spiegazioni accurate. La Prefettura di Arezzo, nell’eseguire le indicazioni del nostro Ministero degli Interni, ha dato il via ad un bando di gara per raccogliere quante più strutture disponibili all’accoglienza di migranti. Un albergatore di Badia Prataglia ha messo a disposizione del progetto il proprio albergo, il Bellavista, avvalendosi per la gestione dell’accoglienza della cooperativa romana Domus Caritati che si è aggiudicata il bando per euro 33,59 al giorno a persona per la gestione di un minimo di venti persone fino ad un massimo di cento, variabili in base all’emergenza».
Il Comune e le istituzioni locali estromessi dalla gestione dell’emergenza «Nel racconto che ho fatto finora – ha insistito il sindaco di Poppi – le ho mai nominato il Comune o le istituzioni locali? No! E lo sa perché? Perché la gestione di queste emergenze parte dal Ministero dell’Interno e giunge direttamente a livello regionale e provinciale nelle Prefetture, con minime possibilità di partecipazione da parte nostra». A rincarare la dose anche Adelmo Baracchi di Confcommercio Casentino che ci racconta come l’associazione abbia richiesto alla Prefettura di Arezzo un incontro urgente per conoscere meglio le modalità di accoglienza e gestione dei profughi. «Una convivenza serena e pacifica richiede un coordinamento perfetto tra le forze dell’ordine e le autorità locali, l’unico modo per scongiurare qualsiasi problematica di sicurezza e ordine pubblico. Resta grande il rammarico per il mancato coinvolgimento della comunità in tutte le sue componenti in una decisione tanto importante per il futuro di Badia Prataglia. Tanto più che nel 2011 la nostra associazione di categoria fu coinvolta nell’accoglienza di profughi dal nord Africa nella nostra provincia e riuscimmo a distribuirli in più località in maniera piuttosto omogenea – Casentino compreso – senza problemi per nessuno». «Arriveranno il 15 novembre e si fermeranno fino alla fine del 2014 – ha dichiarato il sindaco Toni –. Di questo siamo certi, anche se ci sono possibilità, in base all’articolo 9 del bando di gara in questione, che si fermino per buona parte del 2015. Anche se l’amministrazione comunale ha avuto un minimo margine di azione, comunque ha lavorato per mesi con l’obbiettivo di far capire alle grandi istituzioni, lontane dalla nostra piccola realtà, che non si può valutare la possibilità di accoglienza solo in base al numero di posti disponibili reperiti, ma è necessario valutare a fondo quale sarà l’impatto di un così grande numero di profughi su una piccola comunità montana come la nostra. Non si tratta di razzismo. Chi parla di razzismo semplifica la questione e la butta nel fango. Si parla di vivibilità e sopravvivenza».
La preoccupazione degli abitanti È difficile per la gente del posto accettare l’idea che un gruppo di immigrati venga ospitato in hotel e usufruisca di un servizio giornaliero di pulizia delle camere, con del personale a loro disposizione. Sembra, inoltre, che la struttura dell’albergo non sia completamente a norma per l’uso. Gli abitanti di Badia Prataglia e di altri paesi del Casentino, coinvolti nella prima accoglienza, sono esasperati: «I nostri paesi sono piccoli – raccontano a Chitignano, Montemignaio e Poppi – non ci sono possibilità lavorative nemmeno per noi e non riusciamo a capire cosa spinge le nostre istituzioni ad accettare di ospitare una nuova ondata di immigrati. Non siamo preparati!».
Il caso analogo di Marliana nel Pistoiese In Toscana sono tanti i comuni che offrono accoglienza, ma tra questi uno in particolare rappresenta un caso-limite di convivenza: Marliana in provincia di Pistoia. «Da duecentosettanta giorni ospitiamo una cinquantina di profughi nel piccolo centro storico di Marliana, che conta sessanta abitanti, per lo più anziani- ci racconta il sindaco Marco Traversari – Dallo scorso 21 marzo, giorno dell’arrivo, le cose sono cambiate per il nostro paese, è innegabile. Sono cambiati i nostri usi e costumi, il nostro modo di vivere la città. È bene spiegarlo per chi non lo sapesse: il nostro centro di prima accoglienza non ha niente a che vedere con le tristi immagini dei centri che si vedono in televisione. Per fortuna le persone che ospitiamo vivono in discrete condizioni, libere di girare per la città. Questo significa che i contatti con gli abitanti di Marliana sono quotidiani, e per questo, gli otto mesi trascorsi non sono stati sempre facili. Non sappiamo per quanto tempo ancora rimarranno questi ospiti. Vengo quotidianamente sollecitato dalla popolazione che vuole risposte, ma ho le mani legate: ci sono delle istituzioni più grandi di noi come le Prefetture, che gestiscono queste realtà, all’interno delle quali le amministrazioni locali non hanno voce in capitolo. Le difficoltà da affrontare ogni giorno sono tante, per questo un ringraziamento speciale va ai ragazzi della parrocchia del paese, che si preoccupano di insegnare a questi profughi l’italiano, così da favorirne l’integrazione».
Da Marliana un consiglio a Badia Prataglia «Al mio amico Carlo Toni mi sento di dare un consiglio spassionato – conclude da Marliana il sindaco Marco Traversari – da chi una realtà complicata come questa la vive tutti i giorni: non avere paura di chiedere aiuto. Il sostegno necessario per fronteggiare un quotidiano così delicato, è grande. Chiedi aiuto per quanto riguarda la tutela legale, sanitaria, la mediazione culturale e linguistica. Chiedi sostegno anche economico, e non aver paura di chiedere risposte ai tanti ‘grandi’ che si trovano sopra di noi».