Un’altra Toscana c’è e batte un colpo. A Guardistallo, in provincia di Pisa giusto sopra la piana che scende a Cecina, sindaci e amministratori, ma anche semplici cittadini, del pisano e livornese si sono dati appuntamento nel teatrino ottocentesco “Virgilio Marchionneschi”per discutere di unioni e di fusioni. Un tema di grande attualità nella nostra Regione dopo quel che è accaduto con la fusione forzata di Abetone-Cutigliano da parte della Regione e conseguente annuncio di ricorso al Tar del comune di Abetone. Ne è venuto un coro unanime di no alle fusioni forzate e un sì ai Comuni, mentre fuori, in piazza, si festeggiano gli ultimi giorni di Carnevale, con bambini vestiti a maschera e musiche sparate che si diffondono nelle vie del paese.

Moschi
Paolo Moschi

Battaglia di civiltà senza partiti «La nostra è una battaglia di civiltà e in favore delle comunità. Non è politica partitica ma difesa dei nostri territori», ha detto Paolo Moschi, assessore al comune di Volterra e animatore di Toscana Civica, la federazione delle liste civiche presenti in sempre più Comuni. «Pretendiamo di dire la nostra in un dibattito che vuole eliminare secoli di storia eliminando i Comuni, in nome di presunti risparmi che poi si traducono solo in minori spazi di democrazia e rappresentatività». Alle porte una nuova consultazione popolare in programma il 16 e 17 aprile prossimi tra i comuni di Castellina marittima (duemila abitanti circa) e Riparbella (poco più di milleseicento), e in molti vogliono capire meglio vantaggi e svantaggi di questo passaggio che non sarà indolore per le comunità coinvolte.

«L’attaccamento al paese non è negativo» Dal 2012, si legge in una nota di Anci Toscana, si sono tenuti diciassette referendum per decidere o meno su fusioni, in otto casi l’esito è stato positivo. E i comuni toscani sono passati da 287 a 279 (leggi). Dove i cittadini hanno stoppato il percorso di soppressione del proprio comune fu nel 2013 in provincia di Livorno, a Suvereto, dove era in programma la fusione con Campiglia Marittima. All’incontro di Guardistallo, a portare la propria testimonianza, c’era il sindaco, Giuliano Parodi, che di quella consultazione fu fervente animatore per il mantenimento del municipio. «Saremmo stati una frazione di Campiglia e i cittadini lo capirono e si espressero in modo contrario. Del resto, essere attaccati al proprio territorio non è un fatto negativo. E a Suvereto ci siamo svegliati, e stiamo dimostrando che niente di quel che veniva detto allora si è verificato, nessun dissesto finanziario né fine dei servizi per i cittadini. Anzi, oggi stiamo migliorando i servizi comunali e facciamo investimenti sul territorio. È come si gestiscono le risorse che conta e non le politiche del partito di appartenenza». «L’idea di qualcuno nel Partito Democratico – ha detto – è di creare un potere centralizzato nelle mani di pochi, per diminuire la rappresentanza democratica nei territori ed avere meglio il controllo ed impedire ai cittadini di organizzarsi», ha chiuso tra gli applausi.

Guardistallo 1«Percore in balia di lupi» «Sono sindaco e, dunque, primo cittadino di Guardistallo, ma io intendo questo compito come il primo che deve servire i cittadini», aveva detto in apertura Sandro Ceccarelli. «Siamo usciti dall’Unione dei Comuni perché non si poteva, ad esempio, fare un regolamento urbanistico per cinque realtà diverse, mentre sono favorevole ad una gestione dei servizi in forma associata e senz’altro con Casale Marittimo ci daremo una mano. Ma rimangno convinto che creare un comune unico di grandi dimensioni serva solo ad avere un contenitore di voti in cui tutto si appiattisce e dove la gente non conta più nulla. E se noi sindaci finiamo per non essere più punti di riferimento per la comunità rischiamo di lasciare le pecore in balia delle lupi». Inutile dire che gli applausi nel teatro sono scrosciati spontaneamente.

Riforme non convincenti Qui non sembra avere convinto i primi cittadini la riforma Del Rio sulle Province (legge n. 56/2014) che ha eliminato il costo irrisorio della politica ma nient’altro, mentre i servizi non sembrano essere migliorati. Così come il refrain che il taglio dei Comuni serva per il risparmio della spesa pubblica. E non fa gola nemmeno lo “zuccherino” promesso dei 250 mila euro all’anno per cinque anni di maggiori contributi regionali, fino ad un massimo di un milione di euro per ogni fusione, cui si potrebbero sommare i finanziamenti statali raddoppiati dalla Legge di Stabilità.

«Anci non ci rappresenta» «Dobbiamo fare una battaglia di democrazia, qui in Toscana dove è nata la civiltà comunale – ha spiegato Alberto Ferrini di Castelnuovo Val di Cecina -. Veniamo da anni di propaganda contro i campanili come fossero il male e ci viene detto che dobbiamo annientarci, sarebbe come se il presidente della Regione volesse distruggere il vino e l’olio nella nostra Regione. I Comuni sono l’ossatura di queste terre. Abbiamo l’Associazione Anci che non ci rappresenta. Ed è bene che cominciamo a portare dei numeri e fare battaglie insieme ed organizzarci, se continua il grande disprezzo della democrazia da parte da chi governa a livello nazionale e regionale».

teatro«Che qualcuno nel Pd si muova» Tra gli interventi più apprezzati quello di Sandro Cerri, sindaco di Montecatini val di Cecina, del Pd. «Su questa vicenda non la penso come i nostri parlamentari che vogliono fonderci per forza. Siamo l’ultimo avamposto sul territorio e non possiamo indietreggiare nel rapporto con i cittadini. Dal 2010 una legge scellerata obbliga i Comuni a associare tutti i servizi e questo ha iniziato a creare un clima di incertezza normativa che tutt’ora perdura con il tema delle unioni e ora con la proposta di legge (Tra i primi firmatari proprio esponenti del Pd) che vorrebbe uniti i Comuni sotto 5.000 abitanti, cancellando secoli di storia. Spero che anche qualcuno del mio partito si muova per non ripetere la vergognosa vicenda del referendum di Abetone, quando si sono cambiate le regole a giochi finiti».

«Non vogliamo essere cittadini di serie B» All’incontro anche Marco Buselli, sindaco di Volterra, che ha ricordato come quando si parla di sprechi e ruberie nei Comuni non ci si riferisce certo ai piccoli centri semmai a grandi città, mentre stranamente si vuol chiudere i primi. «Io ho sentito parlare – ha detto – di leggi “SalvaRoma” o “SalvaCatania” e mai di leggi “SalvaGuardistallo”. La verità è che vogliono renderci cittadini di serie B e farci perdere le nostre identità. Ma noi non ci stiamo perché la Toscana è sinonimo di identità e territorio. Per questo abbiamo convocato il 12 marzo a Volterra un’assemblea di tutti i Comuni italiani che dicono no a questa proposta indecente di legge».

Roberto Cenni
Roberto Cenni

«Sfida da fare tutti insieme» «È una grande sfida ma dovete e dobbiamo farla», ha detto Roberto Cenni, già sindaco di Prato eletto con una lista civica e oggi consigliere di opposizione. «I sindaci sono il primo front office verso i cittadini ma i Governi fanno di tutto per togliere loro potere e risorse. Così si lede la rappresentatività dei cittadini, con il loro conseguente disamore per la cosa pubblica».

Poi, gli applausi di tutti i presenti e l’uscita dal teatro ottocentesco di questa adunanza di sindaci autoconvocatisi, quasi un manipolo di complottardi patrioti risorgimentali. Sanno che le forze a loro contrarie sono soverchianti ma non intendono arrendersi né riconsegnare la fascia tricolore. Gli sprechi, dicono, stanno da altre parti, non certo nelle loro comunità. In piazza, intanto, i bambini vestiti a maschera tirano coriandoli e suonano le lingue di menelicche. Chi aiuterà quei genitori ad organizzare il Carnevale in futuro quando il Comune sarà a un’ora di auto dalle proprie case?