FIRENZE – La castanicoltura toscana è in recupero nonostante la preoccupazione per gli effetti della siccità accende i metati: spinge la produzione della farina Made in Tuscany e rilancia le presenze turistiche nei borghi grazie a feste e mercatini contadini.
A dirlo sono Coldiretti Toscana e associazione Città del Castagno che stimano “un incremento della raccolta intorno al 20%, anche se non in maniera uniforme, insieme ad una raccolta partita in anticipo, già a fine settembre, in molte zone della regione”.
A determinare una stagione positiva e superiore alle attese, spiega l’associazione Città del Castagno, “è stata un’ottima fioritura primaverile. Agosto è stato il mese della svolta. Le piogge, anche se non abbondanti e non omogenee, sono state molto utili ai castagni. Nel giro di un paio di settimane i rami dei castagni hanno cominciato a incurvarsi, segno che i frutti cominciavano a crescere dentro i ricci”. Tra gli elementi di criticità da segnalare c’è il “marcato crollo del prezzo del fresco”. “L’annata castanicola è molto buona – commenta Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Stiamo tornando, dopo anni altalenanti, a un livello di produzione importante anche se il comparto, che riteniamo fondamentale dal punto di vista ambientale, economico e turistico per i territori montani e per la filiera agroalimentare, ha ancora notevoli margini di crescita e sviluppo. I temi che dobbiamo affrontare concretamente sono l’abbandono di migliaia di ettari di castagneti da frutto quando hanno rappresentato in passato una fonte indispensabile di sostentamento e quello dell’aggregazione”.
Con sei prodotti a denominazione di origine legati al castagno (sono quindici a livello nazionale) – il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop, la Farina di Castagne della Lunigiana Dop ed il Miele della Lunigiana Dop – la Toscana, spiega Coldiretti, “si conferma la regione regina d’autunno per le produzioni certificate. Sono circa 13mila gli ettari da frutto e poco più di 5mila le aziende castanicole censite secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura Istat”.