Si rompe il fronte all’interno della Fondazione Mps? Dopo le dichiarazioni del presidente Marcello Clarich sulle reali opportunità di mantenere a Siena la direzione generale di banca Mps, a Siena sembra ritrovata l’unità. Quasi unanimi, infatti, sono state le prese di posizione, molto nette, e le richieste più o meno esplicite di dimissioni. Lo stesso Sindaco Bruno Valentini, in Consiglio Comunale, ne ha preso le distanze, convocando i componenti la Deputazione generale in questa settimana, anche se ancora non si conosce la data. A questo punto il fronte aperto sembra essere dentro Palazzo Sansedoni. La Nazione Siena, a firma del caposervizio Francesco Meucci, ha ospitato ieri l’intervista a Alessandro Fabbrini, componente della Deputazione amministratrice, e il messaggio che emerge è ben altro rispetto a quello del professore prestato alla Fondazione. Staremo a vedere. Noi, intanto, ringraziamo La Nazione per averci consentito la ripresa dell’articolo (M.T.).
Alessandro Fabbrini, membro della deputazione amministratrice della Fondazione, rompe gli indugi ed entra nel merito della polemica sulle frasi di Clarich sulla direzione di Mps. «I senesi – dice Fabbrini – sono coscienti delle difficoltà e nonostante un certo provincialismo non vivono con l’anello al naso. Siena e la sua comunità sono ben consapevoli delle grandi difficoltà della Banca, anche a causa dell’ennesimo cambio di regole europee. Nonostante tutto oggi leggiamo dati positivi sui fondamentali del Mps».
Cosa rimane da fare dunque per una città che ha costruito nei secoli il proprio splendore e il proprio tessuto sociale su una Banca che oggi rischia di approdare ad altri lidi?
«A mio modesto parere non rimane che interloquire con il Governo e la Regione per far sì che la prima azienda della Toscana rimanga ancorata a Siena che rischia, sempre più, di rimanere una bella città sede di un incommensurabile patrimonio artistico e culturale, ma debole dal punto di vista imprenditoriale. Siena perdendo la direzione generale si ritroverebbe ancora più povera e più debole».
Politica locale, regionale e nazionale e ‘tecnici’ crede che riusciranno a trovare una soluzione per evitare questo scenario?
«Sono convinto che, a livello locale, si debba fare di tutto per evitare che le logiche nazionali e le ipotesi di aggregazione non vadano a penalizzare a 360 gradi Banca Mps e quindi Siena. Certo non scopriamo oggi la debolezza della Banca visto che già le autorità europee ci hanno chiesto da tempo un aggregazione, ma, a mio modesto parere, la fusione con Ubi è un ipotesi ad alto rischio per il nostro istituto e per la comunità senese e porrebbe non poche incognite in termini di possibili ulteriori esuberi che potrebbero finire per penalizzare duramente i nostri territori e porterebbe poi anche alla quasi certa perdita della direzione generale. Purtroppo il Governo sta lavorando affinchè Mps, fondendosi con un altro gruppo bancario, diventi il terzo polo bancario italiano».
Quale alternativa vedrebbe alle aggregazioni tra Mps e un altro gruppo bancario italiano?
«Penso ad esempio alla possibilità di interloquire con un partner internazionale senza sedi in Italia. Questa sarebbe la soluzione migliore che permetterebbe di portare a buon fine i grandi sforzi di risanamento fatti da Mps, ottenuti grazie agli aumenti di capitale ed al grande lavoro del management e di tutti i dipendenti».
Cosa deve fare la Fondazione?
«La Fondazione Mps deve fare il possibile per fare pressione sul governo, anche attraverso la Regione, affinché si cerchino le soluzioni che oltre a far bene al Paese ed alla Banca siano meno penalizzanti per la nostra città. Clarich ha rappresentato uno scenario che oggi, purtroppo aggiungo io, è il più plausibile; personalmente e come cittadino di questa comunità vorrei però mettere da parte lo scetticismo e fare, tutti insieme, una battaglia vera per la comunità che rappresentiamo e che dobbiamo rappresentare come ci dice lo Statuto. Tutti noi siamo consapevoli che le dinamiche che porteranno alla decisione finale si svolgono altrove e su altri tavoli, ma non dobbiamo lasciare niente di intentato. Per questo è fondamentale che la nostra Fondazione e chi rappresenta la città in ogni sede e ad ogni livello, faccia sentire forte la sua voce cercando almeno per una volta di percorrere, in mondo compatto e insieme, la stessa strada».