Dopo i numerosi, e a volte scabrosi, aggiornamenti sulla vicenda di Guerrina Piscaglia – la donna scomparsa lo scorso primo maggio da Ca’ Raffaello, paesino della provincia di Arezzo – entra in scena un personaggio d’eccezione: l’Arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana. Alle telecamere dei programmi Quarto Grado e Chi l’ha visto? il vescovo ha svelato i retroscena dell’incontro avvenuto mesi fa con padre Gratien Alabi, il frate congolese indagato per la scomparsa di Guerrina.
L’incontro «Incontrai padre Gratien Alabi sabato 13 settembre alle 11 nel convento dei Cappuccini ad Arezzo: eravamo io, il vicario generale Giovacchino Dallara e l’avvocato Luca Fanfani. Scegliemmo di vederci nel convento – ha spiegato il vescovo – per poter parlare tranquilli senza essere assaliti dai microfoni e dalle telecamere. In quell’occasione Gratien ci raccontò il suo ultimo incontro con Guerrina Piscaglia, dicendoci quello che credo abbia raccontato ai Pm quando era ancora solo informato dei fatti». Da quanto riferito, in quell’occasione Gratien Alabi parlò anche di zio Francesco, il fantomatico personaggio che avrebbe accompagnato Guerrina quel giorno. L’Arcivescovo, come già dichiarato a Chi l’ha visto, ha ribadito più volte di non avere idea di chi possa essere zio Francesco, insistendo sul fatto che nei paesi di montagna sono soliti essere quasi tutti imparentati come zii e cugini. Il vescovo ha specificato bene che Gratien non gli disse di averla rivista dopo la scomparsa, ma prima, e che in quell’occasione la donna gli chiese di aiutarla a prendersi il figlio per portarlo via, e che lui si rifiutò. «Mi disse di non aver fatto del male a nessuno, Guerrina compresa – ha raccontato il vescovo che ha riportato come Gratien diceva di aver aiutato la famiglia di Guerrina e soprattutto il figlio, nell’uso del computer».
Opera di bene o eccessiva vicinanza a Guerrina A questo interrogativo nessuno sa rispondere, certo è che alla Diocesi di Arezzo erano arrivate ben altre segnalazioni. A luglio infatti, una catechista di Ca’ Raffaello aveva inviato una lettera dettagliata in cui si denunciavano delle condotte scabrose all’interno della parrocchia del paese. Intervistato su questi aspetti della vicenda, il vescovo Fontana ha precisato che sì erano arrivate delle segnalazioni, ma che già in precedenza si erano presi provvedimenti. Era già stato inviato dal Belgio un superiore dell’ordine premostratense per vigilare sui due parroci, ma esclusivamente per questioni di ordine pastorale. Sembra infatti che padre Gratien e padre Faustin non pregassero insieme quando richiesto dalle funzioni, non rispettando gli orari delle messe e simili. All’epoca il Vescovo non prese provvedimenti più forti perché , a suo avviso, non ci sarebbero stati segnali di una gravità tale da rimuovere dall’incarico i due religiosi.
Padre Faustin tornerà a Ca’ Raffaello Il vescovo Fontana ha rassicurato i fedeli del paese: padre Faustin, responsabile della parrocchia di Ca’ Raffaello, tornerà a ricoprire il suo ruolo di guida. E a chi accusa il religioso congolese di essere scappato in fretta e furia dall’Italia, il vescovo risponde: «padre Faustin non è fuggito, assolutamente no. È solo partito qualche giorno in anticipo rispetto alla data di viaggio fissata. È una persona fidata, dalle grandi qualità, che tornerà a ricoprire il suo incarico. I parrocchiani devono stare tranquilli, non resteranno soli». All’evenienza di essere chiamato a riportare il proprio racconto al magistrato, il vescovo di Arezzo si è detto tranquillo: «Non ho mai avuto da nascondere niente. Collaboro sempre volentieri e serenamente con tutti gli organi di Stato. Quello che so, l’ho già raccontato altre volte alla stampa, non nascondo mai nulla e non lo nasconderò se dovesse presentarsi quella occasione».