«Le 86 pagine che vi presentiamo sono la sintesi di un lavoro che la commissione ha svolto con l’unico obiettivo della ricerca della verità nell’interesse della giustizia». Il consigliere regionale Paolo Bambagioni (Pd), ha illustrato con queste parole in aula a Palazzo Panciatichi a Firenze le conclusioni del lavoro svolto dalla seconda commissione d’inchiesta sul Forteto, che ha presieduto. È stato un lavoro «intenso ed impegnativo», ha dichiarato, che ha «raccolto molti documenti e testimonianze, ora agli atti della commissione e a disposizione delle autorità giudiziarie, e ha fatto ulteriormente luce su una vicenda che tutti noi non avremmo voluto che si verificasse, ma i cui contenuti sono tuttora in parte inspiegabili».
Commissione Forteto a lavoro I membri della commissione, «che desidero pubblicamente ringraziare – con Bambagioni, i vicepresidenti Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) e Andrea Quartini (M5S), Jacopo Alberti (Lega Nord), Stefano Mugnai (Forza Italia) e Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) –, hanno svolto un compito non semplice, con dedizione e sobrietà, arrivando ad approvare una relazione che trova il voto unanime e convinto di consiglieri che rappresentano l’intero arco politico del Consiglio Regionale della Toscana». E ha ricordato «il plauso di diversi personaggi pubblici», da Rosy Bindi al giudice Ubaldo Nannucci, «chiamati in audizione quando si sono veramente resi conto della assurdità di quanto successo in quella comunità ai danni di bambini che in quel luogo uomini dello Stato, in nome del Popolo Italiano, ce li hanno messi per essere tutelati e protetti». Bambagioni ha ripercorso la storia di questa vicenda lunga quarant’anni, le sentenze, gli affidi di minori, il lavoro della prima commissione d’inchiesta presieduta da Stefano Mugnai (Forza Italia), ha spiega l’individuazione dei filoni sui quali si è impegnata la seconda commissione d’inchiesta: il Tribunale per i Minorenni di Firenze, i servizi socio sanitari e territorio, la politica, l’informazione e la cultura, l’economia e il lavoro. «Quello che deve essere chiaro a tutti è che oggi non discutiamo di uno dei tanti casi di violenza.-ha precisato- No, questo è un caso che grida vendetta perché i bambini in quella comunità non ci sono andati volontariamente o perché ce li hanno messi i genitori, in quell’inferno ce li hanno messi i giudici del Tribunale dei Minori di Firenze». E mentre accadevano queste cose, «il sistema socio sanitario di controllo non è stato capace di denunciare niente. In quaranta lunghi anni mai niente e nessuno ha bloccato la comunità setta e le perversioni sessuali».
L’influenza della politica Bambagioni cita come «patrimonio condiviso» della commissione il fatto che «la ricerca di consenso e credibilità del Forteto soprattutto con chi deteneva ruoli istituzionali e politici fosse funzionale a creare un clima di benevolenza e di allentamento di controlli». Chiarisce un punto: «La comunità del Forteto è nata e si è sviluppata in Toscana, questi rapporti erano ricercati soprattutto con la classe dirigente di sinistra prima e di centrosinistra poi. La relazione parla di un sistema, di coperture politiche. La commissione si è limitata ad analizzare le questioni relative al Forteto ed il quadro che ne emerge è quello che abbiamo presentato: non era nostro compito e non ci interessava dare un giudizio generale sul sistema toscana, non era oggetto della nostra indagine un ragionamento complessivo sul sistema Toscana. Chi afferma questo dentro e fuori il PD, mente sapendo di mentire, per sollevare un polverone che annebbia la verità sul caso Forteto. Per onestà intellettuale voglio ribadire che nessuno può scambiare la Toscana e la sua storia con la vicenda del Forteto. La responsabilità principale nelle vicende del Forteto sta nel Tribunale dei Minori di Firenze. Subito dopo nei servizi sociali che non hanno controllato adeguatamente né denunciato niente in un sistema di suddivisione delle responsabilità che nella sostanza rende poco efficace la loro azione. Non c’è un ‘grande vecchio’ che reggeva il sacco al Fiesoli ed ai suoi misfatti, non l’abbiamo trovato perché non c’era. Sono livelli distinti di copertura, ha proseguito Bambagioni: «Quello toscano e romano, che quasi sempre si è limitato a brevi incontri con la realtà del Forteto che gli veniva mostrata nella versione felice e positiva. Poi c’è il livello locale, quello più coinvolto e reticente, in cui si arriva addirittura ad episodi di complicità. La responsabilità principale della politica nei confronti del Forteto – ha evidenziato Bambagioni – è quella di avere favorito il consolidamento della cooperativa-comunità». Sulla richiesta di commissariamento il consigliere ha concluso: «Non si può ignorare l’attuale situazione che si vive all’interno della cooperativa. In discussione non è la continuità aziendale o la chiusura della attività, anzi l’intento è proprio quello di dare la possibilità all’azienda di esprimersi nuovamente al massimo delle potenzialità lasciandosi alle spalle le tragiche vicende del suo passato. La commissione ha analizzato attentamente la storia della cooperativa, le contraddizioni del post sentenza che di fatto non hanno affrontato il tema della impossibile convivenza tra lavoratori che sono stati vittime e i loro capi sul lavoro che sono stati gli aguzzini condannati anche in appello oltreché in prima istanza. Non è stato risolto il rapporto malato che per 40 anni ha alimentato le casse di questa azienda con il lavoro di persone plagiate e assorbite da una setta».