Un ricorso al Tar contro Regione Toscana e Asl 5 in merito alla delibera regionale che istituisce le Case della Salute nei presidi ospedalieri. E’ quanto annunciato venerdì 20 settembre dal sindaco del Comune di Volterra Marco Buselli, oltre e alla sfiducia, insieme al Comune di Castelnuovo Val di Cecina, per il direttore generale dell’Asl 5 Rocco Damone. Il ricorso al Tar è già stato notificato dal Comune di Volterra ed è stato ricevuto da Regione Toscana e Asl 5 e sarà depositato a giorni. «Un ricorso nato dalla considerazione che fin da subito Regione Toscana ed Asl, nella persona del suo direttore generale, hanno dimostrato una determinazione sospetta nell’istituire le Case della Salute – spiega il sindaco Buselli – senza tener conto dei voleri dei territori e dei suoi cittadini. Abbiamo sempre e solo chiesto rispetto istituzionale attraverso il confronto ma Regione Toscana e Asl sono andati avanti dritti per la loro strada. E, sulla base dell’atteggiamento tenuto in questi mesi dal dg Damone in spregio alle nostre sollecitazioni e atti ufficiali scaturiti dai Consigli comunali dei territori interessati dalla riforma, dalla Conferenza dei sindaci e della Società della Salute, Volterra e Castelnuovo Val di Cecina prendono atto che è venuto a mancare il rapporto di fiducia e con questa sfiducia nei suoi confronti il dg Damone è ancor meno legittimato a metter in atto iniziative unilaterali. Di fatto, il suo territorio di riferimento, non crede più in lui e l’amministrazione comunale farà fronte ad una spesa di 5mila euro per il ricorso nel chiaro intento di difendere il diritto primario alla salute dei cittadini». A spiegare i motivi e i vizi formali alla base del ricorso, il legale dell’amministrazione comunale, l’avvocato Giancarlo Altavilla secondo cui da parte della Regione Toscana c’è una «violazione grave del passaggio normativo che prevede che sia il Consiglio della Regione Toscana, attraverso il piano sanitario, a dover mettere in atto la delibera regionale che recepisce il decreto dell’allora Governo Monti, che impone tagli alla spesa sanitaria. Il tutto, però, solo dopo aver coinvolto una nutrita platea di soggetti istituzionali e non. Dopo alcuni primi passaggi formali nel rispetto delle norme, è successo che sia stata la Giunta regionale e non il Consiglio, organo preposto secondo la norma, a sancire la riforma dell’offerta sanitaria con una sequela di atti che violano il principio di partecipazione dei territori e delle istituzioni che rappresentano i loro cittadini».
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