«Sulla Casa della Salute nessuno cerchi di personalizzare lo scontro. Come Amministrazione Comunale non potremmo accettarlo. Siamo di fronte a cambiamenti epocali in materia di sanità e per questo è necessario che la riflessione su cosa sia più o meno giusto sia la più ampia possibile. Ma allo stesso tempo è evidente che non dobbiamo mai dimenticarci che quando parliamo di sanità parliamo inevitabilmente di sociale. E quindi di servizi che devono essere erogati come diritti garantiti ai cittadini. Chi, dimenticando o facendo finta di dimenticare questo inalienabile e sacrosanto diritto, pensa di poter arrivare e affrettare conclusioni su progetti di riorganizzazione o presunti tali commette un imperdonabile errore. I cittadini, per tramite dell’Amministrazione Comunale, devono potersi esprimere senza vedersi costretti ad accettare qualcosa che viene imposto dall’alto. La territorialità, i presìdi, il concetto di assistenza e dei servizi ad essi collegati sono tutti temi sui quali occorre ancora una volta interrogarsi finché siamo ancora in tempo. Viceversa ci troveremo costretti a prendere ancora una volta atto che le articolazioni dello Stato dal centro alla periferia non hanno più un loro ruolo».
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