Viaggiare sui treni in Toscana dal prossimo mese di gennaio 2016 costerà un po’ di più. L’aumento deciso dalla giunta regionale (pochi centesimi per ogni singolo biglietto, qualche euro al massimo sugli abbonamenti) eviterà però secondo l’assessore ai trasporti Vincenzo Ceccarelli il rischio di un ritocco ben più pesante (o un equivalente taglio di servizi) che si sarebbe reso probabilmente necessario tra qualche mese. «La legge nazionale che regola la ripartizione tra le Regioni del Fondo nazionale dei trasporti impone infatti la tenuta di un rapporto ben preciso tra ricavi e costi, ovvero da una parte i biglietti e gli abbonamenti venduti e dall’altra i soldi spesi per far viaggiare i treni», ha spiegato l’assessore ai trasporti, Vincenzo Ceccarelli. Se il rapporto salta, salta anche il premio che il governo ha destinato a chi razionalizza e rende più efficienti i servizi: un tesoretto non irrilevante, che per la Toscana vale complessivamente 42 milioni e che si sarebbe potuto ridurre di almeno venticinque. «E con venticinque milioni in meno – ha proseguito l’assessore – il ritocco ai biglietti, per mantenere le corse oggi garantite, sarebbe appunto dovuto essere molto più grande».
L’intervento della Regione Toscana sulle ferrovie Era dal 2012 che la Regione non metteva mano alla tariffe ferroviarie. Per quattro anni biglietti e abbonamenti si sono adeguati solo all’inflazione programmata, un meccanismo indipendente dalle scelte della Regione, che avrebbe comunque automaticamente portato a giugno prossimo ad un ritocco di poco inferiore all’1% per cento su ogni titolo di viaggio. L’aumento delle tariffe deciso ora dalla giunta e che entrerà in vigore da gennaio sarà mediamente del 3 per cento, il 3,46 per i biglietti. Per i pendolari, ovvero di chi usa il treno tutti i giorni (o quasi) per andare a scuola o a lavoro, il ritocco sarà invece più lieve e contenuto: l’1,89 per cento medio per gli abbonamenti in fascia agevolata Isee , già scontati dal 20 per cento, e l’1 ,96% per tutti gli altri abbonamenti. Con i dovuti arrotondamenti. Qualche esempio: un biglietto tra 50 e 60 chilometri passerà da 5,9 a 6,1 euro, 20 centesimi in più. Un abbonamento mensile per la stessa distanza costerà da gennaio 83 euro contro gli attuali 81,5. Pochi centesimi e qualche euro di differenza che consentiranno di non perdere 25 milioni del Fondo nazionale trasporti. I costi nel 2015 sono infatti aumentati – anche in conseguenza della riapertura di tratte e linee come la Cecina-Saline, la Porrettana e la Siena-Grosseto – e se non cresceranno anche i ricavi il rischio è di dover rinunciare a quella quota di risorse.