SIENA – Due emergenze, migranti e disagio abitativo. E anche una povertà crescente. Siena si scopre più vulnerabile. Così nel 2022 le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto della Caritas sono 1.122.

L’anno precedente, come evidenziato dal rapporto Caritas, erano il 32% in meno. Nel 2019 erano quasi la metà, 512. Dati che sono spinti dall’aumento significativo di stranieri. Le istituzioni cittadine si trovano tutt’ora a gestire l’ondata di cittadini pakistani arrivati un anno fa. Un caso di non facile risoluzione, con una parte che dorme ancora alla stazione. C’è chi poi fugge dalla guerra, come gli ucraini. In totale sono 781 gli stranieri che hanno bussato alla porta dei centri: il 42% in più di quelli segnalati nel 2021. E’ in ascesa anche la presenza degli italiani, 341, con un incremento del 15%. Tra tutti però il numero più significativo è relativo a chi si è presentato per la prima volta. Nel 2022 sono stati in 453, nel 2019 erano 134. Le visite complessive sono state quasi 9 mila, circa 8 visite per utente.

Il disagio economico però non è il solo motivo per rivolgersi alle strutture. C’è un’emergenza abitativa crescente. La stabilità di chi possiede una casa di proprietà, affitto o edilizia popolare è in calo di nove punti percentuali rispetto all’anno scorso (61,5 contro 70,3%), mentre la marginalità abitativa si attesa a oltre il 18%. Si tratta di coloro che non hanno un’abitazione o abitano in alloggi di fortuna o in strutture di accoglienza come accade per gli ucraini e i pakistani, anche se in maniera minore rispetto agli anni precedenti. In crescita di oltre l’1% le situazioni di precarietà abitativa: dal 7,2 all’8,4%. “Sulla situazione delle case si deve riuscire a snellire le procedure per la questione case, nelle grandi città è un conto ma in una piccola realtà i numeri sono gestibili e alle istituzioni chiedo di non far adagiare le carte sulle scrivanie, non facciamoci affondare dal burocratese”, ha affermato il cardinale Augusto Paolo Lojudice.

L’unica nota lieta è la diminuzione della problematica lavorativa, passata dal 45 al 31%, a fronte di quella economica che si mantiene sempre sul 90%. “Questo significa – si legge nel rapporto – che un nucleo familiare, dove lavora almeno un componente familiare, non riesce a far fronte a spese di carattere ordinario ed è costretto a rivolgersi alla Caritas per chiedere un aiuto”.