Nasce a Chiusi il Comitato sull’impianto di carbonizzazione. Una decisione maturata da un gruppo di cittadini in seguito alla vendita degli otto ettari di terreni ad Acea sul quale dovrebbe nascere un impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione, proprio nel territorio della città etrusca in provincia di Siena.

«Non si tratta di un movimento contro, ma per capire cosa accadrà alle Biffe con questo tipo di impianto» – ha spiegato Paolo Scattoni tra i promotori dell’iniziativa popolare. Proprio per questo motivo, come primo atto da parte del neo nato comitato, è stata inviata una lettera alla Regione Toscana affinché vengano messi a disposizione i dati tecnici in possesso dell’ente come, per esempio, quelli relativi alle analoghe proposte che vennero avanzate nei territori di Capannori e Piombino. La Regione Toscana sarebbe stata chiamata in causa dal comitato anche perché, stando alle parole di Scattoni, «il Sindaco Juri Bettollini avrebbe riferito che l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni, sostiene con forza la proposta di Acea, da ciò l’interesse a capire le ragioni di tale convinzione».

Appello al Governatore In particolare nella lettera indirizzata al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, i cittadini che hanno aderito al comitato sottolineano come «il 27 settembre del 2017 sia stato pubblicato un bando per l’alienazione di circa 8 ettari perimetrati all’interno del centro abitato di Chiusi Scalo di cui al Nuovo Codice della Strada e facenti parte dell’area ex Centro Carni che la Regione ha ceduto al Comune di Chiusi insieme ad un finanziamento di 500mila euro, destinati alla bonifica dell’area». La lettera prosegue spiegando che: «alla gara ha partecipato solo la Società ACEA Ambiente srl che ha presentato un’offerta di acquisto finalizzata alla realizzazione di un grande impianto di carbonizzazione volto alla trasformazione di fanghi di depurazione in combustibile solido, gassoso e torba. L’impianto è basato sul brevetto Ingella, già alla base di analoghi progetti presentati nei comuni di Capannori e Piombino». Il progetto di Capannori è stato ritirato dai proponenti in sede di procedura di assoggettabilità, anche per le forti proteste avanzate dai cittadini. Quello di Piombino, invece risulterebbe ancora in itinere nella procedura di assoggettabilità, ma anche qua ci sono forti proteste della comunità locale.

Mancata condivisione Il documento inviato alla regione contesta il metodo utilizzato dall’Amministrazione comunale per la procedura messa in atto: «Segnaliamo con forza – si legge nella lettera – che sino ad ora nessuna forma di partecipazione pubblica, peraltro prevista dalle normative regionali emanate anche dalla sua Amministrazione, è stata messa in atto». Il Comitato sostiene di aver appreso solo dalla stampa e dalle parole del Sindaco che il Comune avrebbe portato avanti una trattativa con Acea durata qualche mese antecedente al bando di gara. «Ci corre l’obbligo, – conclude la lettera – anche alla luce della risoluzione 11 ottobre 2016 n.86 del Consiglio Regionale della Toscana in materia di traffico di rifiuti e dei fanghi in particolare, di chiedere per quale motivo tale posizione non sia stata oggetto di un doveroso e preventivo confronto partecipativo con le cittadinanze interessate».  Analoga comunicazione è stata notificata al Garante regionale per l’informazione e la partecipazione.

 

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