MONTEPULCIANO – Oggi Maurizio Crippa su il Foglio scopre le carte: “Viva la Capitale della Cultura, ma deve essere una città”. Il ragionamento di Crippa, come sempre pungente e sul filo della provocazione – nello stile tipico del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara – è quello che i borghi “tutti ma proprio tutti uguali sui cocuzzoli delle zone interne” sono sì, “adorabili”, ma in fondo per un weekend fuori porta, mica possono essere presi sul serio per affidare loro il titolo di Capitale della Cultura! “Per fare che?”, si domanda.
Crippa ha il pregio di scrivere quello che, siamo sicuri, molti altri pensano in cuor loro, rispetto a questa partita. E ne ha tutto il diritto, sia chiaro. Ma…c’è un grande ma. La Valdichiana Senese non è – solo – un gruppo di splendidi Comuni adagiati sui rispettivi, magnifici, cucuzzoli ricchi di storia, cultura e vino buono. E’ un territorio politicamente unito (al netto delle differenze ‘di colore’ delle amministrazioni), che gestisce già “come una città”, una serie di servizi per i cittadini, fa un piano strutturale intercomunale (il vecchio piano regolatore) che riguarda 10 comuni e quasi 65mila cittadini, fa programmazione economica e turistica.
Con tutti gli errori e i limiti del caso e le resistenze campanilistiche, sia chiaro, ma credo sia ormai chiaro che, su certe partite, la Valdichiana Senese ha capito da tempo che per competere con i grandi, è bene ragionare “da grande”. Guarda caso, per la Capitale europea della Cultura 2028 ha vinto la piccola Bourges, in Francia, non Parigi o Bordeaux.
E in questo ragionamento teniamo fuori – per il momento – i bronzi di San Casciano dei Bagni, i festival artistici di richiamo internazionale, la rete di musei e biblioteche, la sua vivacità culturale di base capace anche di essere innovativa (non dite al Foglio che facciamo pure i podcast!), insomma i contenuti del dossier. Di certo, siamo un territorio che adesso vive sulla propria pelle una scommessa – la candidatura – fatta con sapienza, ma a cuor leggero, come chi non ha niente da perdere. Il tutto, senza rinunciare alla bella vista che si gode dai nostri adorabili cucuzzoli.