Al tempo della Spending Review, del tanto discusso riordino delle Province, dei tagli dei fondi pubblici, delle lotte per il mantenimento identitario dei propri territori e dell’applicazione, più o meno colorita, più o meno pertinente, del federalismo, al tempo delle contrapposizioni politiche e sociali fra collettivismo e individualismo c’è chi crede fermamente che l’unione faccia la forza. Specie se questa serve ad un rilancio di prestigio d’immagine e di sviluppo economico dell’intero Paese. E’ il caso dell’Associazione delle Città d’Arte e Cultura (Cidac) che ha lanciato la proposta di un Progetto Paese Italia 2019 per la candidatura a Capitale Europea della Cultura. Una proposta che giunge a precedere di pochi giorni la comunicazione da parte del Ministero per I Beni e le Attività Culturali della pubblicazione del bando per la selezione della città italiana candidata. 
 
La riunione del Cidac La proposta sarebbe nata la scorsa settimana durante una riunione dell’associazione Cidac svoltasi a Roma e alla quale ha partecipato anche il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia. In seguito alla pubblicazione del bando, le città che intendono candidarsi avranno 10 mesi di tempo per predisporre i propri dossier di candidatura. Le città che avrebbero già dato comunicazione di volersi candidare sono Aosta, Amalfi, Bari, Bergamo, Brindisi, Caserta, Lecce, L'Aquila, Mantova, Matera, Perugia e Assisi, Ravenna, Siena, Siracusa e il Sud-Est, Urbino, Venezia e il Nord-Est.
Una commissione composta da rappresentanti del governo italiano e delle istituzioni europee, nei quattro mesi successivi, selezionerà un primo gruppo di città tra cui, entro la fine del 2014, sarà individuata la Capitale Europea della Cultura per l'Italia.
 
Un progetto di ampi confini La riunione romana, sottolineano dall'associazione Cidac, ha evidenziato che l'ampio numero delle città concorrenti, la loro distribuzione su tutta la Penisola, il livello piuttosto elevato della progettazione, l'ampio ricorso alle direttive europee per intercettare le risorse previste per il nuovo ciclo della programmazione 2014/2020, consente di affermare che, accanto al processo competitivo, si sta predisponendo un vero e proprio programma per un “Progetto Paese Italia 2019”. «In altre parole – spiega Ledo Prato, segretario generale dell'associazione – abbiamo di fronte un'occasione per mettere da parte le logiche di campanile e presentarci in Europa uniti, fino a proporre l'Italia come Capitale Europea della Cultura per il 2019. Abbiamo idee e progetti oltre che un invidiabile patrimonio culturale per diventare la piattaforma europea dell'innovazione e della produzione culturale, dopo anni in cui abbiamo guardato indietro piuttosto che avanti». Infatti, le città candidate, che per regolamento dell'Unione Europea devono impegnarsi a realizzare i propri progetti anche nel caso non fossero scelte come capitale, possono offrire al Paese progetti e idee per disegnare un nuovo futuro che faccia perno sulla cultura come un modello possibile di rilancio dell'economia e dell'industria nazionale.
 
La sottoscrizione del documento In merito alla proposta del Progetto Paese, il segretario del Mibac Recchia avrebbe espresso vivo apprezzamento dichiarando ampia disponibilità ad accompagnare il processo avviato dalle città. Al termine della riunione è stato quindi approvato un documento che illustra i temi e i caratteri del Progetto Italia 2019. «Al momento, in attesa dell’uscita del bando per la candidatura – si legge nel documento, sono più di quindici le città che hanno dimostrato in qualche modo attenzione alla possibilità di diventare Capitale europea della cultura. Sono città distribuite in tutta la penisola, di dimensione, storia, notorietà molto diverse fra di loro. E’ proprio questa varietà che rende immaginabile un progetto comune, un progetto paese, un progetto per il paese, per l’Italia, un progetto basato sulla cultura, sui beni culturali e sui festival, sull’industria creativa e su un nuovo welfare, sui tesori enogastronomici e sulla tradizione sportiva». E poi lo stesso documento conclude: «il 2019 può essere davvero un orizzonte comune di lavoro ricco di opportunità per tutti. La comune volontà delle città di proseguire lungo questa strada è una bella occasione per abbandonare vecchi campanilismi, traguardare l’impegno di ciascuna e di tutte allo sviluppo dell’Italia. All’impegno politico, economico e civile delle città candidate, nella predisposizione di programmi e progetti all’altezza della competizione nazionale ed europea, deve corrispondere una strategia concertata con le Regioni e il Governo per fare di Italia 2019 non solo una occasione  per il Paese ma anche una esperienza esemplare per l’Europa».
 
Le singole candidature non si toccano A questo punto la domanda nasce spontanea: che fine fanno le singole candidature delle numerose città che aspettano solo la pubblicazione del bando da parte del Mibac? Niente paura, i progetti che saranno contenuti nel dossier avranno vita e futuro a sè ed ogni città correrà per conto proprio. Alla riunione del Cidac ha partecipato in rappresentanza di Siena Pier Luigi Sacco, direttore di candidatura per la città Toscana (leggi), che, raggiunto telefonicamente, ha spiegato: «Il progetto Italia 2019 è sostanzialmente una piattaforma che impegna le città candidate a sottoscrivere e portare avanti quei progetti e quelle tematiche nazionali di sviluppo culturale anche nel caso di una non vittoria nella corsa alla capitale europea. Tutto questo non incide minimamente sulle singole candidature».

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