siena-piazzadelcampoCinque capitali italiane della cultura tutte d’un botto e simultaneamente nel 2015, anno fatidico dell’Expo, sembreranno una manna piovuta dal cielo alle città che si son disputate da finaliste il titolo di Capitale europea per il 2019 e non ce l’hanno fatta. Siena non è stata la sola dell’agguerrito quintetto a cadere in un’amara delusione. Il Ministero dei beni culturali, d’accordo con l’Anci, l’associazione dei Comuni, ha inventato un “escamotage” da non accogliere come premio di consolazione. A giudicare dai fermenti che l’idea del ministro Franceschini ha suscitato non c’è da stare allegri e non solo perché i finanziamenti accordati sono una miseria: per ora 200.000 euro per città. Siena potrà avvalersi del benefico sostegno della Regione, con la quale il Comune ha elaborato un protocollo d’intesa che prevede un finanziamento complessivo di 40 milioni, finalizzati a cinque aree programmatiche: cultura arte e salute, turismo sostenibile, incubatori d’impresa, digitalizzazione del patrimonio artistico e celebrazioni leonardiane. Indicazioni generiche, che chiariscono poco. E non sarà affidando a tecnici dei due enti che si verrà a capo di qualcosa. Occorre rendersi conto che è indispensabile, preliminarmente, voltar pagina.

Dal “Bid Book” alla prosa Il “Bid Book” predisposto per il concorso andato male era zeppo di trovate ingegnose quanto effimere. Si tratta ora di passare alla prosa, dagli immaginosi eventi alle concrete cose da fare. Invece Siena pare come sospesa e non si riesce a capire, alla faccia della partecipazione civica, dove si vada a parare. Il polo che dovrebbe essere il fulcro di questa prospettiva, il Santa Maria della Scala, non si sa quale tipo di autonomia avrà: forse assumerà la veste di una Fondazione mista, pubblico-privata. Dovrebbe essere varata a marzo del prossimo anno.

Dalla Pinacoteca un segnale di allarme Sul punto strategico più difficile, cioè la costituzione di una Nuova Pinacoteca che riclassifichi le opere allineate in palazzo Buonsignori e inserisca altri apporti, si sta discutendo, ma le iniziative più recenti destano un grave allarme. Si sta smembrando un corpus dotato di una sua organicità dislocando altrove sezioni intere che diverranno invisibili. Una sessantina di tavole tra le più preziose fanno intanto bella mostra di sé al Bozart di Bruxelles in un’esposizione, “Peinture de Sienne”, destinata a durare a lungo e a sostare, sulla via del ritorno, a Rouen, col bel risultato che nell’anno della Capitale italiana della cultura saranno assenti dalla loro sede storica naturale: patetiche Madonne pellegrine spedite in giro per cercare  soccorrevole simpatia per l’Italia. Se questo è l’inizio… La riforma in arrivo si tradurrà in modifiche sostanziali, ma il finale della Soprintendenza dei beni artistici etc. è inquietante. L’Accademia Chigiana, una delle istituzioni che con la recente Siena Jazz esprime una celebrata vocazione musicale, sta redigendo un nuovo statuto anche per far posto a munifici partner. Vacante è la direzione artistica: per ricoprirla il bando è stato emesso da poco. Si naviga a vista. Il Comune deve riaprire  un coinvolgente e conclusivo confronto che metta punto a improvvisazioni arruffate e a miracolistiche aspettative. Domenica prossima dalla puntata di “Report” della prèfica Gabanelli non c’è da aspettarsi confortanti novelle. Molti saranno tentati dal tener spenta la televisione. Ma anche davanti a servizi infarciti di sospetti in giallo e noir è stolto prendersela con l’informazione. Se le cose non vanno. O non si sa dove si vuole che vadano.

dal “Corriere Fiorentino” del 19 novembre 2014