«Senza dialogo le religioni diventano fanatismo e come Rabbino Capo di Gerusalemme mi sono impegnato ad applicare la teoria dell’unità, non del muro contro muro. Lo faccio perché ne sono convinto e perché reputo che solo così i dogmi della religione che professo possano essere diffusi in maniera corretta». Si è aperto con il video messaggio di Aryeh Stern, l’edizione 2015 del Festival delle Religioni, scattato oggi a Palazzo Vecchio e che si protrarrà nella sede del Comune di Firenze fino a domenica prossima. «So che il Rabbino Capo di Roma ha invitato il Papa a venire in sinagoga e che lui ha subito risposto di sì. E’una cosa che mi ha reso molto felice e tutte le iniziative volte al dialogo interreligioso non possono che far beneficiare la crescita e la maturazione dei popoli che è poi il vero obiettivo che si deve prefiggere chi professa un culto, e non il fanatismo, come ad esempio è successo anche nel recente passato – ha aggiunto Aryeh Stern -. Il rabbinato di Gerusalemme è un ruolo importante, ma comprende anche una responsabilità pesante che cercherò di assicurare. La prima cosa su cui ho lavorato è far si che i servizi religiosi siano diventati accessibili e disponibili per tutti. Israele ha bisogno di trovare una propria unificazione nel culto dell’ebraismo e spero di essere all’altezza del compito che mi è stato affidato».
Il rispetto delle risoluzioni internazionali Nel corso della mattinata che ha visto come protagonisti anche Jean Louis Turan, presidente pontificio del Consiglio per il Dialogo interreligioso e Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, che ha confermato la notizia di come Papa Francesco sarà a Cuba dal 19 al 22 marzo prossimi, e ha aggiunto: «Per la pace in Terra Santa dobbiamo ritornare al dialogo, alla giustizia, al rispetto delle risoluzioni internazionali. Israele ha vinto tutte le guerre con gli arabi ma fino ad adesso non ha mai vinto in pace e in sicurezza. E’ tempo, per il bene di tutti, di Israele e i Paesi vicini, di cercare di risolvere il conflitto».
Ascolto prima di nuove sinagoghe In mattinata si è parlato anche della possibile costruzione di nuove sinagoghe in Italia, e segnatamente anche in Toscana. «Nessun problema di sicurezza per quel che riguarda quella di Firenze a cui insieme al Prefetto della città abbia lavorato per un rafforzamento di personale ma solo perché ci sembrava giusto dare un segnale di controllo che poi si diffondesse per tutto il quartiere, e non solo per la sinagoga» ha assicurato il sindaco di Firenze Dario Nardella; rappresentanti della comunità ebraica italiana, proprio nel corso del dibattito in Palazzo Vecchio, hanno sottolineato la non precipitosità nella realizzazione di tali luoghi di culto. «Ci sono progetti che prevedono possibili costruzioni di sinagoghe in varie parti del territorio d’Italia ma ci siamo impegnati a far si che prima di varare progetti, vi sia un dialogo preventivo con le varie amministrazioni locali – ha sottolineato Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice e candidata alla presidenza della Comunità ebraica romana -. Rinnovamento e ascolto prima di mettere su nuovi luoghi di culto. Quello ebreo è un popolo coraggioso e audace e merita il meglio non reazioni di chi non è d’accordo con noi che possono vedere la nostra religione come invasiva e non rispettosa dei territori in cui viene professata. Il desiderio, l’auspicio è quello di aiutare, con una certa urgenza, le persone della comunità ebraica italiana che si trovano in difficoltà sia dal punto di vista materiale, considerando la crisi, che spirituale. Ecco perché la possibile costruzione eventuale di nuove sinagoghe ma tutto deve nascere su basi di rispetto di chi vive le città e degli altri luoghi di culto».