«Matteo chi si sbaglia?». Giulio Mariani, Diana Kapo, Antonio Sacconi, Aurelio Stera, Andrea Guarducci, Laura Busato, Maurizio Soldi, Gabriella Bruschi, gli otto ex consiglieri di Sesto Fiorentino, espulsi dal Pd per aver portato in Consiglio comunale e votato la mozione di sfiducia che ha troncato l’esperienza da sindaco di Sara Biagiotti, ora, dopo il caso Marino si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi. Gli otto, che hanno presentato appello alla commissione di garanzia regionale del partito, dopo che quella provinciale li ha cancellati dall’anagrafe degli iscritti, partono da un punto: «Sesto Fiorentino e Roma, unite dallo stesso epilogo di un sindaco sfiduciato dal proprio partito, vedono reazioni opposte da parte del Pd».
La lettera a Renzi Nel comune della cintura metropolitana fiorentina, continuano, dopo «aver presentato una mozione di sfiducia firmata con altri consiglieri del centrosinistra si è parlato di atto grave e irresponsabile e si è arrivati all’espulsione dopo gli anatemi lanciati dai segretari del Pd provinciale e regionale, che ora si guardano bene dal commentare le vicende romane». A Roma, sottolineano, «non solo si plaude ai consiglieri comunali che hanno sfiduciato Marino dimettendosi insieme al centrodestra, ma Orfini ci tiene a puntualizzare, a chi gli chiede di Marino, che ‘nessuno viene espulso dal Pd». Per questo, proseguono, «delle due l’una: o si ammette che i segretari Pd Toscana e Firenze hanno completamente sbagliato e se ne traggono le conseguenze, oppure è ufficiale che questo partito ormai di democratico ha solo il nome. E se, caro Matteo, noi eravamo il male assoluto ora ci vuole coraggio: ricandidate Sara Biagiotti e misuratevi coi cittadini sestesi, altrimenti avremo di nuovo la conferma che la vostra è stata solo una manovra per togliere di mezzo chi non è servile al capo».
La risposta Alla lettera degli otto ex consiglieri comunali di Sesto, ha risposto il segretario metropolitano del Pd Fabio Intasciato. «Mi sembra una speculazione davvero assurda – ha dichiarato Incatasciato – perché le due situazioni sono totalmente opposte: a Roma la scelta dei consiglieri comunali Pd è stata presa con il commissario Orfini dopo lunga discussione e dopo che le dimissioni presentate dal sindaco erano state ritirate. A Sesto, invece, è avvenuto il contrario cioè gli otto consiglieri hanno agito, autonomamente, contro il Pd. Roma poi, tra l’altro, da due anni era una città totalmente nel caos amministrativo, con due terzi di giunta accusati per infiltrazioni mafiose e vicende paradossali come quella delle spese del sindaco. Mi sembra chiaro che questa non era la situazione di Sesto».