Tempi duri per Matteo Renzi e la sua filosofia dell’ottimismo in terra toscana. Da qui, dove tutto è nato, arrivano i primi segnali di cedimento, qualche sinistro scricchiolio e pubbliche proteste di piazza con tanto di slogan e striscioni. Arezzo, cuore pulsante e vivo del renzismo,ieri è stata scossa da una manifestazione che aveva come avversario principale, oltre a Banca d’Italia, il Pd, Renzi e il suo governo, rei di aver emesso un decreto che nel salvare Banca Etruria e le altre ha di fatto penalizzato circa 65mila piccoli risparmiatori. E anche se qualcuno ha provato a dire che si trattava di investitori spericolati, le cronache di questi giorni sono là a dimostrare che a rimanere fregati sono stati soprattutto operai, casalinghe e pensionati. Gente comune, insomma. E c’è già un suicida da piangere. Piccoli risparmiatori, dunque, non speculatori spietati o improvvisati Gordon Gekko a caccia di facili guadagni. Quelli da Banca Etruria si erano già dileguati alle prime avvisaglie di crisi. Ricordo le improvvise vendite di azioni nel febbraio scorso, pochi giorni prima del comunque tardivo blitz di Bankitalia per il commissariamento della banca.
Cosa accadrà ora non si sa. Ma già la vittoria nel giugno scorso del sindaco Alessandro Ghinelli sul giovane candidato renzian-boschiano erano le prime avvisaglie della crisi che aleggiava in città. E ieri la ministra Maria Elena Boschi, complice Bruno Vespa, ha dovuto ammettere per la prima volta il coinvolgimento del babbo nel crac aretino. Un corto circuito dal quale si era sempre mantenuta estranea (era assente persino in Consiglio dei ministri al momento del voto del decreto salva Banche).
«Mio padre è una persona perbene – ha detto -. Sento disagio perché è finito sulle cronache non per quello che fa ma perché è mio padre». Giuste parole di figlia. In ogni caso, è auspiabile che sarà la Magistratura ad indagare se Pierluigi Boschi, come gli altri amministratori dell’istituto di credito, ha compiuto atti contrari alla legge nell’esercizio delle sue funzioni, in forma individuale e collettiva. E non guarderà, c’è da augurarselo, ai rapporti di parentela. Per il papà del ministro sarà quello il luogo per dimostrare a tutti noi di essere una persona per bene. Glielo auguriamo.
In questo caos bancario ci mancava, dunque, pure la Leopolda, la sesta della serie che inizia stasera fino a domenica. E non sarà una passerella. Primo perché arrivano proprio alla vigilia le defezioni degli ospiti speciali (Samantha Cristoforetti e Federica Pellegrini), secondo perché un conto è gridare alla rottamazione e un altro è praticarla. Scrive oggi su La Stampa Marcello Sorgi che «La Leopolda oggi è in mezzo al guado». Come ieri Jena, forse anche il Premier starà pensando in queste ore che tra «Isis, Giubileo, disoccupazione, ambiente, e tutti i problemi che abbiamo ci mancava pure un’altra Leopolda». Mentre fuori, promettono battaglia i risparmiatori traditi da Banca Etruria.
Ah, s’io fosse fuoco