Sono stati alcuni post dai toni inequivocabilmente antisemiti a far scattare le indagini della Digos della Questura di Lucca nei confronti di un 53enne lucchese di professione fornaio, per il quale, inizialmente, si erano configurate ipotesi di reato quali la propaganda e l’istigazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e finito in manette per una fiorente coltivazione di marijuana che aveva allestito nella cantina di casa.

Il ‘cacciatore di ebrei’ Le indagini hanno preso il via da un post sulla pagina Facebook dell’uomo, nel quale era ritratto con una pistola in mano e si dichiarava ‘Il cacciatore di ebrei’. Questo per il pubblico ministero Aldo Ingagi che ha diretto le indagini svolte dalla Digos lucchese, guidata dal vicequestore Leonardo Leone, ha determinato i presupposti per una perquisizione dell’abitazione dell’uomo, alla ricerca di cose o tracce che fossero pertinenti ai reati che si erano configurati con la sua attività social. Una volta arrivati a casa sua, gli uomini della Digos hanno trovato la pistola usata per la foto nel post del ‘cacciatore di ebrei’, risultata essere un’arma ad aria compressa e di libera vendita. Hanno trovato anche un coltello a scatto di 34 centimetri, di cui 15 di lama e una bandiera con croce celtica.

La coltivazione di marijuana in cantina La vera sorpresa, però, gli investigatori l’hanno avuta scendendo nel seminterrato della casa. Qua, infatti, hanno trovato un vero e proprio laboratorio, dove produceva marijuana. Il 53enne aveva installato delle strutture di nylon che usava come serre e le aveva attrezzate con lampade a gas e a led, deumidificatori, ventole di aerazione, un termometro per misurare l’umidità del terreno, fertilizzanti e altro materiale che serviva per la coltivazione ottimale delle piante di marijuana. Quando i poliziotti sono entrati nel laboratorio, hanno trovato l’impianto perfettamente funzionante: strutturato con due diverse tende in nylon, alte 2 metri ciascuna, con chiusura a zip frontale. Una era la tenda destinata all’essiccazione delle piante, attrezzata con due lampade a gas e il deumidificatore, collegato a un timer che ne regolava la funzionalità ottimale. C’erano anche 3 barattoli in vetro con stupefacente, numerose piantine di cannabis appese e già essiccate, nonché un contenitore di plastica con altra marijuana. Nella tenda per la coltura, invece, c’era una lampada a led, che era spenta quando sono entrati gli investigatori della Digos lucchese e un umidificatore, collegato a un ventilatore, affinché l’umidità nel locale venisse diffusa in maniera uniforme. C’era poi un angolo attrezzato con il materiale per la commercializzazione, dove c’era il bilancino di precisione elettronico e una macchina per pacchetti sottovuoto e mezzo chilo di marijuana già pronta per essere venduta. Nella stanza è stato trovato altro materiale utile alla produzione della sostanza stupefacente, come terriccio, fertilizzanti, termometro per la misurazione dell’umidità del terreno, 22 vasi dove stavano crescendo altrettante piante di cannabis già recise, materiale per il confezionamento. Lo stupefacente è stato sottoposto al ‘narcotest’ che ha stabilito in maniera inequivocabile che si tratta di marijuana. Questa ‘scoperta’ ha determinato l’arresto dell’uomo che dovrà rendere conto alla giustizia di questa sua produzione di stupefacente.