Il mondo della caccia si prepara al primo fine settimana di preapertura della stagione venatoria, in programma sabato 2 e domenica 3 settembre. Tuttavia una disposizione regionale ha vietato la caccia a germani reali, alzavola e marzaiola, ovvero gli uccelli acquatici di cui normalmente è consentita la caccia, ed anche contro i merli, a causa della siccità estiva, era già successo nel 2003 e 2012. Inoltre non si sparerà fino alle sette di sera, ma solo fino alle 14.
Il 2 settembre si potrà invece sparare alla tortora africana e al colombaccio, cui sono state aggiunte cornacchie, gazze e ghiandaie, ovvero corvidi dannosi per le covate, con popolazioni in eccesso. Per motivi simili sarà consentita, in deroga, la caccia agli storni, che provocano danni alle coltivazioni di uva ed olivi. Domenica 3 si potrà sparare invece solo ai corvidi e agli storni, ovvero le specie ‘nocive’: caccia vietata in questo caso a tortora e colombacci.
La Giunta regionale stamani ha deciso anche altri provvedimenti che interessano il mondo venatorio, tra questi l’adozione del regolamento unico regionale che sostituirà i novantuno diversi testi (48 in vigore e 43 in via di approvazione) che esistevano fino appena ad un anno e mezzo fa, fino al 1 gennaio 2016, quando la caccia rientrava tra le competenze amministrate dalle province e poi tornata in capo alla Regione.
Come da programma la stagione venatoria vera e propria inizierà il 17 settembre per concludersi il 31 gennaio. Limitatamente ad alcune specie partirà ad ottobre o novembre oppure si concluderà anticipatamente, come è già accaduto negli anni passati. La giunta ha approvato oggi anche una delibera che riguarda il prelievo selettivo della specie muflone nei comprensori della provincia di Livorno e Lucca.
Ad essere interessati saranno circa 75 mila cacciatori. Numero in costante calo da più di venti anni ma che non fa perdere alla Toscana il primato della regione italiana con il maggior numero di doppiette, anche nel rapporto con la popolazione dove si gioca il primato con l’Umbria. Nel 1995, pur già in calo, erano quasi 150 mila le doppiette e in ventidue anni si sono di fatto dimezzati i cacciatori attivi.
Chi spara deve pagare una doppia tassa di concessione e poi un corrispettivo per gli ambiti di caccia a cui si iscrive, nella regione o fuori regione. La tassa regionale ammonta a 23 euro l’anno – è stata ridotta nel 2014 – mentre quella incamerata dallo Stato vale 173 euro. Per il primo Atc di residenza venatoria, l’ambito territoriale di caccia, si pagano in Toscana 100 euro e 50 per gli eventuali altri. In venticinquemila ne scelgono almeno due. Queste risorse servono a finanziare le attività di ripopolamento ma anche l’indennizzo dei danni provocati dalla fauna alla coltivazioni. Il 10 per cento, dallo scorso anno è stato destinato al finanziamento della spesa per la polizia provinciale, che tra le sue competenze specifiche ha anche quella della tutela del territorio, la lotta ai crimini ambientali, al fenomeno del bracconaggio e allo sfruttamento degli animali.