Dal 1 settembre in quasi tutte le Regioni riapre la caccia. Con la pre-apertura, si potrà sparare soltanto in due giorni: il primo e il cinque settembre, mentre in Puglia anche il 12. Quasi tutte le Regioni, a parte Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria, offrono questa possibilità. Ma i calendari veri e propri tardano ad arrivare, per evitare i ricorsi al Tar degli ambientalisti, con delibere che verranno pubblicate anche oltre il 28-29 agosto. Alcune Regioni hanno deciso di affidare la pre-apertura alle singole province, avviene in Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia (dove ha aderito solo Brescia). Con le pre-aperture si alzano le polemiche delle associazioni ambientaliste per contestare l’applicazione da parte delle regioni della nuova legge Comunitaria, che modifica la precedente legge 157/1992. Dopo il recepimento della normativa comunitaria, la chiusura della stagione potrebbe passare dal 31 gennaio al 10 febbraio.


Le polemiche – Entrambe le decisioni sono contestate dalle maggiori associazioni ambientaliste, tra cui Wwf e Lipu, che hanno già annunciato il ricorso al Tar. “Per ora –  riporta Patrizia Fantilli, responsabile dell’ufficio legislativo del Wwf, riferendosi ai ricorsi in programma – ci siamo accordati su Veneto, che chiede ancora le deroghe per le peppole e i fringuelli, Lombardia, Toscana, Calabria e Abruzzo”. Il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, parla invece direttamente ai cacciatori, con un appello: “non scendete in campo nei giorni della pre-apertura: ne gioverebbero la fauna e tutti i cittadini”. Tra le principali novità introdotte dall’articolo 42 della normativa comunitaria, la possibilità di prolungare la caccia di 10 giorni in febbraio, ritardandone però l’inizio in settembre. Un’eventualità alla quale, secondo gli esperti, “starebbe lavorando per ora soltanto la Sardegna”. Secondo gli ultimi dati del ministero delle Politiche Agricole, sono 710 mila i cacciatori in 14 Regioni relativi alla stagione 2008-2009. La regione con il maggior numero di doppiette è la Toscana (126.734 unità), seguita da Lombardia (90.750), Lazio (89.840) ed Emilia Romagna (69.060).


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