La seconda presidenza di Alessandro Profumo al Monte dei Paschi sarà a ‘tempo determinato’. Durerà con ogni probabilità poco più di due mesi: da metà di aprile, quando l’assemblea degli azionisti sarà chiamata a scegliere i nuovi vertici e dare il via libera al nuovo aumento di capitale da 3 miliardi, fino alla fine dell’operazione di ricapitalizzazione, su cui c’è già il bene placito di un consorzio di garanzia costituito da banche italiane e straniere, il cui termine dovrebbe essere fine giugno. L’ufficializzazione dell’addio in estate, dopo tante voci e indiscrezioni, l’ha data lo stesso presidente in un’intervista al Corriere della Sera: «Finito l’aumento di capitale, ritengo concluso il mio compito», ha detto il numero uno di Rocca Salimbeni.
L’addio di Alessandro Profumo a Siena Il futuro di Profumo sarà in ambito imprenditoriale per «costruire – spiega – una struttura che fornisca capitali agli imprenditori medi che vogliono fare il salto e diventare grandi». Un annuncio arrivato 24 ore dopo la confermata fiducia di Fondazione Mps e dei pattisti sul 9% del capitale della banca, Fintech e Btg Pactual. «Non è stata una passeggiata», racconta ancora Alessandro Profumo, spiegando che pochi giorni dopo il suo arrivo (era l’aprile del 2012, e l’ex ad di Unicredit venne chiamato per sostituire Giuseppe Mussari) iniziò ad abbattersi su Mps quella tempesta delle «tante indagini penali in corso».
Fusione dopo aumento di capitale Il dopo-Profumo sembra essere una «strada segnata» per Mps. «Un compito non semplice – aggiunge Profumo – ma comunque facilitato». In sintesi si parla di aggregazione con un altro istituto. «È evidente che le dimensioni della competizione sono tali che pensare di farcela da soli sarebbe presuntuoso – sottolinea -. Starà ai soci decidere ma io non avrei dubbi». Chi invece ancora preferisce non parlare di aggregazione, e ancor meno di fusione (termine usato giorni fa dal presidente della Fondazione Marcello Clarich), è il sindaco di Siena Bruno Valentini: «Prima di dare per scontate le operazioni di fusione con altre banche occorrerà valutare l’andamento effettivo dei conti aziendali, alla luce delle profonde pulizie di bilancio e dei tagli rilevantissimi nei costi già effettuati, nonché del ruolo temporaneo di azionista da parte dello Stato». Il primo cittadino non commenta l’annuncio di addio da parte di Profumo ma sottolinea: «Faremo di tutto affinché venga mantenuta la sede della direzione generale a Siena e l’unitarietà organizzativa dell’istituto». «Siena – conclude – non ambisce più a comandare una banca bensì a contribuire alla sua capacità di servizio al territorio ed all’Italia»