Scusate l’autocitazione, ma comincia così anche il “Colpo di Tacco”. Con un flashback.
Socrates muore. Nello stesso giorno (finzione narrativa) Dino Zoff compie 70 anni.
Oggi li compie Gigi Riva. E come al solito è una notizia triste: è la Spectre che ha fatto fuori l’agente 007 e, adesso, ha il dominio del mondo.
Perché Gigi Riva, oh… certo che lo ricordo. Era un calcio poco nitido e quasi invisibile, ed io ero niente più che un bambino. Però Riva me lo ricordo. L’attaccante più bravo, più forte, più coraggioso che l’Italia abbia mai avuto, almeno a memoria mia. Che poi ho visto Bettega e Pulici, Savoldi e Paolo Rossi, Baggio e Christian Vieri, Del Piero e Totti. Ma nessuno era come lui: Luigi Riva, nato a Leggiuno (VA). Altezza 180 cm. Peso 78 Kg.
Me lo ricordo con la maglietta del Cagliari: quella con i laccetti sul bavero e i numeri spropositati cuciti dietro. Numeri francamente brutti, che sembravano quelli che scrivevamo, con le nostre manine incerte, sui quaderni a quadretti. Riva era il numero undici, del Cagliari e anche della Nazionale. E da Riva in poi, il numero undici fu qualcosa di speciale: un mio allenatore delle giovanili lo dava addirittura in premio al bambino più meritevole; a quello che aveva giocato meglio la domenica precedente.
Fenomeno assoluto, Riva. Non venitemi a raccontare storie… gli ho visto fare gol incredibili. Di testa, di piede, in acrobazia. E ogni gol profumava di potenza e di coraggio, perché lui non aveva paura di niente. O almeno, così lo vedevamo: il fatto, poi, che vestisse la maglia del piccolo Cagliari ne accresceva il fascino… Era più di un calciatore. Era Sandokan di fronte all’Esercito inglese, era Luke Skywalker contro la Morte Nera. E la forza sia con te.
C’è chi dice (e io sono tra questi) che il football di adesso è proprio un’altra roba rispetto a quello di quarant’anni fa. E che il Bayern di Guardiola, probabilmente, cambierebbe campo ai dieci dopo mezz’ora con il Brasile di Pelè, Jairzinho e Rivelino. Credo sia vero, purtroppo… Però ci sarebbe anche la classe, e il coraggio. E allora, date a Riva quello che non poteva avere ai suoi tempi: dategli il fisico di un centravanti di adesso, uno qualsiasi. Dategli l’armamentario giusto di chilogrammi, centimetri, muscoli. E magari anche la scienza (e la fantascienza) che ci sta dietro. E vedrete se Gigi Riva non segna i gol di Cristiano Ronaldo.
Io mi ricordo nitidamente il giorno che arrivò Robertino, alla Piazzola, con la faccia da funerale: «Sapete, hanno detto che Gigi Riva non giocherà più…».
Era una notizia da apocalisse. Da fine del mondo.
In fondo, avevamo dieci anni, e l’ipotesi di un calcio senza Gigi Riva non era contemplata. Ci guardammo tutti smarriti, e un pò sgomenti, perché sembrava proprio una cosa impossibile. Più o meno, il pensiero fu: «E ora, che ne sarà di noi?».
Auguri, Rombo di Tuono.
Sei stato il più grande.