elisa bertoli
Elisa Bertoli

Ad Arezzo non si parla d’altro: il Comune è uscito dalla  Re.a.dy (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) e ha sponsorizzato un evento contro l’ideologia gender. È bufera e le prese di posizione ma anche le levate di scudi non si sono fatti attendere. «Siamo di fronte ad un annullamento dei diritti civili – così ha esordito il consigliere dell’opposizione Elisa Bertoli parlando a nome del Pd aretino -. Non solo questa operazione è la negazione di alcuni importanti obbiettivi raggiunti dall’amministrazione precedente, ma mi chiedo che significato politico possa avere. Perché uscire dalla Re.a.dy? Come può la lotta alla discriminazione non essere una priorità? Nascondersi dietro al fattore economico non è possibile, visto che aderire alla Re.a.dy è gratuito e non comporta nessun costo per il Comune. Se all’uscita dalla rete ci uniamo il patrocinio dato all’evento organizzato dall’Associazione Il Baluardo il gioco è fatto: tutto assume un significato profondo di scelta politica. Il messaggio che manda è tristemente chiaro: i diritti civili non sono importanti per Ghinelli e la sua amministrazione».

Gli organizzatori della conferenza: «Siamo solo genitori preoccupati» Non è dello stesso avviso Roberto Bardelli, consigliere comunale del gruppo di centrodestra, e membro dell’Associazione Il Baluardo: «Questo nostro evento dal titolo“ Sarà ancora possibile dire  mamma & papà? La famiglia al tempo del gender. Conferenza di Gianfranco Amato, presidente Giuristi per la Vita” è diventato un caso mediatico di discriminazione, ma non è affatto questo. La conferenza che si terrà domani è un’occasione per dare voce a chi di solito non viene tenuto in considerazione. Veniamo chiamati razzisti, omofobi, ma siamo solo persone che la pensano diversamente dalla vulgata. Siamo solo genitori preoccupati. Per noi la famiglia è quella tradizionale e parlare della teoria gender, del genitore 1 e genitore 2, ci aiuta a capire come si stanno evolvendo i tempi. Sopra il nostro credere ci sono tante persone che ci ricamano sopra e speculano, e a noi dispiace. Siamo solo persone che vogliono essere libere di parlare, di esprimere le proprie opinioni, dubbi e preoccupazioni. Chiunque si nasconda dietro la bandiera della libertà per attaccare e contrastare il nostro evento, è il primo che nega la libertà».

gayChimera Gay: «A partire da oggi ad Arezzo si può discriminare?» Sull’uscita del Comune di Arezzo dalla Re.a.dy e il patrocino comunale dell’evento de Il Baluardo, Veronica Vasarri, presidente di Chimera Arcobaleno Arcigay Arezzo dichiara: «Appena si è insediata la giunta Ghinelli a luglio abbiamo chiesto un incontro per presentarci. Siamo riusciti ad incontrarci solo la settimana scorsa, quando abbiamo conosciuto l’assessore alle pari opportunità Tiziana Nisini. La sensazione è che all’interno dell’amministrazione ci sia davvero poca conoscenza delle necessità e delle rivendicazioni delle comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Ci siamo imbattuti in molta ideologia e pregiudizio. Ad Arezzo ci vorrebbe un’ opera di sensibilizzazione contro l’omofobia, quando l’unica pressante preoccupazione dell’assessore Nisini sembrano essere i rischi dell’educazione sessuale nelle scuole elementari. C’è molto caos. Ci hanno assicurato di avere a cuore la lotta alla discriminazione, ma dopo qualche giorno il Comune di Arezzo è uscito dalle rete Re.a.dy. Siamo rimasti di sasso. Allora ci siamo chiesti: a partire da oggi ad Arezzo si può discriminare? Fermo restando che tutti devono avere la possibilità di esprimersi in libertà, quello che ci fa riflettere è il patrocinio comunale concesso alla conferenza. Sembra che tutti stiano facendo una crociata contro o pro ideologia gender, tirandoci sempre in causa, senza saper che la comunità LGBT non si occupa affatto dell’ideologia gender.  Questa non è una nostra battaglia, non fa parte della nostra mission, non è nello statuto di Arcigay. Noi non ce ne occupiamo, semplicemente. Non vogliamo esser tirati in causa in una lotta politica tra amministrazione e opposizione. Non vogliamo essere una pedina. Temiamo – conclude Vasarri – che questa scelta sia stata fatta dal sindaco Ghinelli non per poca sensibilità alla lotta contro la discriminazione, ma per accontentare una parte del suo elettorato». Il sindaco Alessandro Ghinelli, evocato da tutti, per il momento tace.