Le aziende del marmo «dicono no» al piano paesaggistico della Regione Toscana e lo hanno ribadito stamani nel corso di un incontro a Pietrasanta: a rischio, sostengono, sono le cave all'interno del Parco delle Alpi Apuane. La loro chiusura porterebbe alla perdita di 5.000 posti di lavoro, visto che l'80% delle cave si trovano nel distretto Apuo-versiliese.

Il no al piano Le imprese, riunite nel Coordinamento imprese lapidee del parco delle Apuane, che rappresenta le aziende insistenti nel Parco e che fanno parte di Cosmave, il Consorzio per lo sviluppo dell'Attività Marmifera dell'Apuo-Versilia, di Cam (Concessionari Agri Marmiferi di Massa) chiedono quindi un passo indietro da parte della regione e lo fanno con l'appoggio della Cna, dell'Associazione industriali, dei vertici di Cosmave, con gli imprenditori e i lavoratori del settore. «Quello che vorremmo che fosse ben chiaro – dicono – è che questo piano regionale avrebbe ripercussioni pesanti sull'occupazione», e fanno appello anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a verificare di persona le loro ragioni. «La Regione Toscana, che dovrebbe essere consapevole del danno all'economia locale, regionale e nazionale posta in essere attraverso il piano paesaggistico – aggiungono – irragionevolmente e incomprensibilmente impone un pericoloso e preoccupante ordine di 'tutti a casa'». Eppure, si specifica, «sull'area del Parco delle Apuane, la realtà estrattiva incide soltanto per il 3,72%: una percentuale davvero minima».

Cosa prevede il piano Nel piano è inserito un vincolo che prevede l’abolizione delle aree estrattive all’interno dei parchi. In particolare si prevede di fermare tutte le escavazioni che sono in pieno nella zona parco, completamente circondate dall’area tutelata e non confinanti con l’area contigua di Parco. Per quanto riguarda il Parco delle Alpi Apuane, quasi l’unico della regione interessato da questo vincolo, si tratterebbe dell’80% delle cave, delle circa 45 attive. E a passare da questa decisione approvata dalla giunta lo scorso 17 gennai), ma che prima di diventare esecutiva deve essere approvata del consiglio regionale, sarebbero anche tutti i siti di marmo di Massa, di Fivizzano, di quelli di Carrara e tutti quelli dell’Alta Versilia, dove si salverebbero solo le Cervaiole e il comprensorio dell’Altissimo. Dovrebbero invece chiudere le cave della valle di Arni e del monte Corchia. Ovviamente la chiusura avverrebbe in modo graduale.

Il si dei comitati «Ci sembra molto intelligente, come si legge nel piano dell'assessora Marson – ha spiegato il comitato Salviamo le Apuane – pensare a creare economie che diano futuro (come da sempre auspichiamo), che possano permetterci di continuare a vivere nei nostri amati paesi, avendo un futuro lavorativo dignitoso e non lavoro usurante di cava».