L’autunno può smascherare la Bpco, cioè la broncopneumopatia cronico ostruttiva, una malattia respiratoria caratterizzata da un’ostruzione bronchiale che colpisce oltre 200mila toscani: le brusche variazioni di temperatura e l’aumento delle infezioni batteriche e virali tipiche della stagione possono riacutizzare o scatenare un primo episodio di Bpco. La “fame d’aria”, detta dispnea, insieme alla tosse persistente e al catarro, è tra i maggiori sintomi di questa malattia, che mina la capacità di movimento dei pazienti che trovano molto impegnative semplici attività quotidiane, come per esempio salire le scale, vestirsi o lavarsi. Per ovviare alla sensazione di fatica tendono a diventare più sedentari e la sedentarietà è un fattore controproducente perché favorisce il progredire della patologia. Interrompere questo circolo vizioso è tuttavia possibile con una costante attività fisica, la fisioterapia e un’adeguata terapia farmacologica.
Un nuovo studio contro la Bpco Il recente studio Shine, svolto su più di 2mila soggetti con Bpco di grado moderato-severo, ha dimostrato la superiorità di una futura opzione terapeutica, la co-formulazione indacaterolo/glicopirronio, la prima costituita da due broncodilatatori a lunga durata d’azione, rispetto alla terapia standard. I dati ottenuti hanno documentato un miglioramento dello stato generale di salute e della qualità di vita. Un risultato, questo, che si è tradotto nella possibilità per i soggetti con Bpco di riprendere attività e abitudini quotidiane precedentemente compromesse, guadagnando 16 giorni e 16 notti liberi da sintomi nell’arco temporale di 6 mesi. Poter assumere contemporaneamente i due principi attivi per mezzo di un’unica somministrazione effettuata con lo stesso inalatore, darà numerosi vantaggi: migliorerà l’aderenza alla terapia e la broncodilatazione facilitando la respirazione, riducendo le riacutizzazioni e rallentando il progressivo peggioramento della malattia.