«Dopo mille anni una struttura che è stata il primo insediamento urbano di San Gimignano si apre ai cittadini». Con queste parole Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano,  ha commentato il passaggio ufficiale dell’ex convento ed ex carcere di San Domenico dallo Stato a tre nuovi proprietari: Comune di San Gimignano, Provincia di Siena e Regione Toscana. Il primo esempio di attuazione di federalismo demaniale in Italia che si è concretizzato con la firma siglata questa mattina nel borgo turrito tra Agenzia del Demanio, con l’intesa del MIBAC, e i tre enti che saranno i componenti del nuovo “condominio”, come lo ha definito il sindaco Bassi, che avrà il compito, e l’orgoglio, di gestire questo bene di altissimo rilievo storico-culturale.

Mille anni di storia con dedica «E’ una giornata molto felice per San Gimignano – ha aggiunto il sindaco –  perché un luogo che è stato prima il castello del vescovo, poi convento e poi ancora carcere oggi rinasce per diventare polo culturale pronto ad ospitare spettacoli, un’ala museale, botteghe artigiane per la valorizzazione degli antichi mestieri e negozi dove riscoprire le eccellenze enogastronomiche del nostro territorio. Un luogo dove chi arriva dagli angoli più remoti del pianeta  potrà assaporare i nostri mille anni di storia». Gratitudine per tutti coloro che si sono adoperati nell’ultimo anno e mezzo per la realizzazione di questo progetto è stata espressa dal primo cittadino che ha voluto dedicare questa giornata a Silvio Troiani, assessore alle attività produttive recentemente scomparso, che fin da subito «ha sposato con grande entusiasmo il progetto per acquisire l’ex carcere».

Toscana modello italiano «Con questa firma – ha detto Cristina Scaletti, assessore regionale alla cultura – si restituisce un bene al suo territorio. E ora cittadini e turisti potranno viverlo e frequentarlo  assaporandone la storia. E’ bello che la trasformazione di un carcere, sia pure ex ma comunque testimone di tanti fatti terribili, a struttura aperta, pubblica, avvenga nei giorni che la Toscana dedica alla sua festa, legata all’anniversario della storica abolizione della pena di morte che ha fatto di questa terra esempio di giustizia e tolleranza per tutto il mondo. Il passaggio dell’ex carcere di San Domenico dallo Stato a tre nuovi proprietari – ha concluso l’assessore Scaletti –  è l’esempio di come in Toscana si mettano a frutto le buone pratiche di sinergia tra gli enti. A pieno titolo possiamo diventare un esempio per il resto d’Italia».

Attrattività «Grazie a questa esperienza possiamo costruire strategie nuove di attrattività in Toscana e nella provincia di Siena – ha detto Simone Bezzini, presidente della Provincia di Siena – San Gimignano è un soggetto dal grande appeal che può diventare un interlocutore di rilievo  di realtà pubbliche e private nel mondo che cercano soggetti di grande eccellenza con cui dialogare. Ora ci attendono dieci anni di lavoro per recuperare l’intera area e questo vuol dire che l’intera area si trasformerà in un volano per il territorio in termini di sviluppo e creazione dell’occupazione».

Il futuro è nella valorizzazione «Quello che ci ha guidato in questo passaggio di proprietà – ha detto  il direttore della Filiale Toscana e Umbria dell’Agenzia del Demanio Stefano Lombardi – oltre all'entusiasmo dimostrato dal sindaco e da tutti gli interlocutori istituzionali, è la bontà del progetto di recupero che ha nella valorizzazione il fulcro reale del futuro polo culturale di San Gimignano»
 
Il progetto di recupero L’area occupata dall’ex convento del tredicesimo secolo copre l’otto per cento, circa 20mila metri quadri, del centro storico di San Gimignano, “Patrimonio dell’umanità dell’Unesco”. Il progetto, che sottende l’azione di Regione, Comune e Provincia, prevede la realizzazione di un teatro all’aperto da 1700 posti, in quella che fu la zona di “ora d’aria” per i detenuti; uno spazio museale all’interno, un’area dedicata a botteghe e attività artigianali dove erano situate le celle dei detenuti, un ufficio di informazione e promozione turistica, una sala conferenze e un’intera area lasciata a esercizi per la ristorazione e la promozione dei prodotti tipici locali. Tutto questo è stato reso possibile dalla specifica procedura prevista nel decreto legislativo del maggio 2010 riservata ai beni appartenenti al patrimonio culturale nazionale; questi possono essere trasferiti all’ente locale grazie ad accordi di valorizzazione che prevedano la riqualificazione e il recupero funzionale del bene stesso.