FIRENZE – «Sul tema dei vaccini, la diffusione indiscriminata e acritica, tramite media, del termine booster da solo, senza l’equivalente italiano di richiamo, mostra che ancora una volta si è persa una buona occasione per aiutare gli italiani a capire facilmente quello che viene loro proposto, combattendo meglio, grazie a ciò che è già linguisticamente ben noto, eventuali timori o resistenze. L’abuso del termine booster rappresenta dunque prima di tutto un errore nella comunicazione sociale».
Così il gruppo ‘Incipit’ dell’Accademia della Crusca, che si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi ‘incipienti’. «C’è poi da chiedersi se si intenda così ‘educare’ una volta di più all’abbandono della nostra lingua – sottolinea il gruppo Incipit in una nota -, o dimostrare che l’italiano non ha parole adatte per le esigenze attuali. Ma quest’ultimo assunto non risulta vero, perché ‘richiamo’, per i vaccini esiste da anni».
L’Accademia della Crusca ricorda che «booster ha in inglese, in campo medico, un significato tecnico molto preciso e in italiano, in questi casi, la letteratura medica usa fin dalla prima metà dello scorso secolo la parola richiamo». Inoltre, «la parola booster è stata usata ora in una circolare del ministero della Salute del 27 settembre 2021, nella quale il termine è posto tra virgolette, dopo non più. Accanto alla prima occorrenza, fa capolino anche il traducente richiamo, seppur posto in parentesi (e per fortuna ricompare nel modello del modulo di consenso, anche in questo caso accanto al superfluo booster)»