Sono passati vent’anni da quando, con il tormentone “tù is meglio che uàn”, Stefano Accorsi sfoderava un inglese maccheronico di fronte a due belle americane, o da quando vestiva i panni del “tardo-adolescente” Alex in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Alla soglia dei 45 anni, Accorsi è ormai un attore poliedrico, capace di destreggiarsi tra televisione e teatro, e di guadagnarsi un nastro d’argento al suo esordio nel mondo della regia (con il cortometraggio “Io non ti conosco”, 2014). Il suo talento audace e potente lo porta in questi giorni a teatro dove, per la regia di Marco Baliani, calca i palcoscenici nazionali con “Decamerone. Vizi, virtù, passioni”, liberamente tratto dall’opera che Boccaccio scrisse a metà del 1300, poco dopo che l’Europa era uscita dalla grande epidemia di peste nera che ne aveva decimato di un terzo la popolazione. La compagnia (con Accorsi, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Mariano Nieddu, Teresa Saponangelo, Naike Silipo) si esibirà a Borgo San Lorenzo martedì 31 marzo (ore 21,15 – Teatro Giotto) e poi a Grosseto (1 aprile, Teatro Moderno, ore 21) e Piombino (2 aprile, Metropolitan, ore 21).
A nudo fragilità, passioni e vizi/virtù dell’essere umano Accorsi veste per Baliani i panni di Panfilo, il “tutto amore” della compagnia che, nella narrazione boccaccesca, si rifugia sulle colline per scampare alla peste, abbandonandosi a dieci giorni di narrazione turbinosa a base di storie d’amore, di avventure e di eros bucolico. Come Boccaccio volle raccontare i dieci giorni di narrazione dei quattordici giovani protagonisti, così Baliani e Accorsi (nuovamente insieme dopo l’esperienza del”Furioso Orlando” ariostesco- ballata in rime per un cavalier narrante), portano in scena la forza potente dell’arte della narrazione, la stessa che, mettendo a nudo fragilità, passioni e vizi/virtù dell’essere umano, riesce nel contempo a metterlo in salvo, anche quando il mondo attorno si sta sgretolando.
di Paola Barile