SIENA – Il Consorzio Agrario di Siena e Arezzo riparte dai numeri con un bilancio 2022 che registra segno positivo: il risultato è da 110 milioni di euro. L’Ebitda supera i 2,3 milioni di euro.
“In poco più di dodici mesi (dal sì all’integrazione a Cai, ndr) abbiamo dato vita ad un’importante riorganizzazione che è stata condivisa con i nostri dipendenti, che sono un valore per l’azienda”, sono le parole del presidente del Consorzio Agrario di Siena e Arezzo Eros Trabalzini in una conferenza stampa in cui l’azienda ha presentato il nuovo corso, della sua storia ultracentenaria, a poco più di un anno di distanza del ‘sì’ dell’Assemblea dei soci all’adesione a Cai. “Adesso siamo uno scrigno, un forziere di eccellenze agroalimentari di Siena e Arezzo che si proietta nel sistema Italia”.
“Adesso siamo tornati ad essere una realtà solida che ha deciso di intraprendere un percorso di sviluppo sia per il negozio di Siena che per quelli della provincia. Intendiamo dare valore ad un luogo che non ha pari in quanto ad eccellenze enogastronomiche. Ecco perché vogliamo valorizzare i prodotti di qualità ed impegnarsi a 360 gradi per rilanciare l’intero territorio”, ha aggiunto il responsabile del settore agroalimentare Pietro Zecchini.
“Siamo fiduciosi che il percorso d’integrazione in Cai, da un punto di vista giuridico e societario, possa concludersi entro il primo semestre 2023. O almeno la parte più importante nella definizione degli accordi. E l’importanza, la ricchezza e le peculiarità del nostro territorio ci fanno portatori, dentro lo stesso Cai, di un modello Siena: una filiera che va direttamente dall’agricoltore al consumatore. Questo modello può essere replicato anche in altre zone d’Italia” ha spiegato il direttore Mario Conti.
“Il nostro primo obiettivo era consolidare la società- conclude Conti-. Adesso però siamo alla ricerca di risorse per il nostro fabbisogno. In particolare, facciamo fatica a trovare figure come operatori alimentari, gestori alimentari dei negozi, ma anche risorse tecniche da un punto di vista contabile. Forse non viene più avvertito l’attaccamento alla tradizione o al territorio”.