SIENA – Il domani è oggi. Alle 17.30 del 7 novembre per essere precisi, quando a Roma il ceo di Beko Europe Ragip Balcioglu annuncerà il nuovo piano industriale del gruppo turco.
Lo farà all’interno del tavolo convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quello atteso da mesi, che però l’azienda non ha finora preso in considerazione, portando avanti invece chiusure in Polonia e in Gran Bretagna. Mosse che non possono far stare tranquilla l’Italia. Da quanto Arcelik ha rilevato il mercato europeo da Whirlpool, formando una newco per la gestione, le informazioni sui progetti futuri si sono ridotte al minimo. I sindacati avrebbero voluto conoscere il piano in anticipo, in modo da avviare una concertazione. Niente da fare.
Il governo, dal canto suo, ha messo una pressione relativa, ventilando l’utilizzo del Golden power attraverso il ministro Adolfo Urso, ma neppure i rappresentanti dei lavoratori hanno troppa fiducia nell’applicatibilità, visto che questo riguarda sistemi strategici per il Paese. Beko, difficilmente, lo potrebbe essere. In questo scenario il sito di Siena è uno di quelli più a rischio. I 299 occupati sono impiegati una settimana al mese, tra cassa integrazione e riposi forzati. Situazione dovuta a un drastico calo della produzione a fronte di una richiesta di elettrodomestici in regressione. I numeri parlano chiaro. In viale Toselli nel 2022 si producevano 426 mila pezzi, quest’anno il totale si dovrebbe attestare a 263 mila. Congelatori in generale, come quelli che vengono prodotti da Beko in Romania.
Siena finora è stata sempre messa al sicuro da questa unicità nel panorama Whirlpool. Non a caso i sindacati hanno stretto con la Regione Toscana un accordo per la formazione dei dipendenti in vista di una possibile reindustrializzazione del sito. La speranza è che non ce ne sia bisogno, ma il proverbio insegna: meglio avere paura, che buscarne.