Asciano si fonde in Sovicille. Sembra ormai cosa fatta tra le due banche di credito cooperativo. E forse non si dovrà parlare proprio di fusione quanto di incorporazione, considerato che la banca guidata da Florio Faccendi, presidente, e Umberto Giubboni, direttore generale, ha ormai assunto le dimensioni di un piccolo colosso del credito cooperativo in Toscana che con le filiali da Chianciano Terme arriva fino alla costa, a Livorno. E che da ultimo bilancio approvato nel maggio scorso, ha un patrimonio di 65.6 mln di euro, una raccolta che è +10,6% e l’utile +27% sul 2013, mentre gli impieghi sono stati di quasi 500 mln di euro.
Lettera aperta al presidente A questa ipotesi non sembrano starci alcuni soci ascianesi che, prendendo carta e penna hanno scritto a Daniela Duranti una LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DI BANCASCIANO.
«E alla fine – scrivono Franco Sartini, Giacomo Beninati, Enzo Magini, Giorgio Romi, Giancarlo Fregoli – stante quanto proviene dalle tre assemblee dei soci, pare Sovicille (“suavis locus ille”, luogo soave) l’approdo della fragile navicella di Bancasciano. Così gira e rigira, dopo essere stati respinti da Montepulciano e da Chiusi, abbiamo trovato rifugio tra le braccia dell’ingegner Faccendi, presidente CRAS, proprio là dove non faceva mistero di volerci condurre il “Comitato” di soci e dipendenti dopo essere riuscito ad affossare, in una drammatica assemblea, l’unione con Montepulciano, procurando a BancAsciano ragguardevoli danni non solo di immagine. Per quanto ci riguarda appariva più opportuna la strada del Nobile e della Valdichiana (territori che danno già segnali di ripresa), anziché intraprendere quella di Siena e della Montagnola».
La fusione “sventata” con Montepulciano Lo scorso anno la decisione di una fusione, alla pari, con la Bcc di Montepulciano venne “sventata” da un manipolo di soci che riuscì a far saltare l’accordo in assemblea, provocando la conseguente dimissione del gruppo dirigente con l’addio di Paolo Lorenzoni, dopo molti anni alla presidenza. Nel febbraio di quest’anno una partecipata assemblea di soci elesse un nuovo Cda e quindi Daniela Duranti alla presidenza, mentre direttore generale rimaneva Marco Guerrini. Il mandato era trovare rapidamente un nuovo partner e l’indicazione sembrò quello di guardare verso la Valdichiana senese. Erano stati eletti, infatti, tre consiglieri in rappresentanza di Sinalunga e questo fece credere che il destino di BancAsciano, che giusto nel 2011 celebrò i 100 anni, sarebbe stato o un accordo con Bcc Valdichiana o con Bcc Montepulciano.
Alla ricerca di un partner Troppo piccola per rimanere sola e troppo esposta alla crisi e ad un bilancio che rischiava la sofferenza, da tempo Bankitalia e la Federazione toscana invitavano gli amministratori di BancAsciano a trovare un partner solido, considerato che negli anni erano sfuggite molte occasioni. Compresa una fusione, allora possibile, con Bcc Monteriggioni, prima che diventasse ChiantiBanca, che saltò, pare, per mancati accordi sul ricollocamento di alcuni manager.
L’auspicio dei soci ascianesi «Lungi da noi – continua la lettera dei soci – l’intenzione di voler “smontare” l’intesa già in essere, al punto in cui siamo dopo tanto penoso peregrinare, non resta che sperare che Bancasciano abbia ben meditato la scelta di sciogliersi in CRAS e che questa abbia piena consapevolezza della propria ulteriore capacità di incorporazione dopo quelle recenti di Costa Etrusca e di Chianciano, che paiono non essere state “boccon da ghiotti”. Non vorremmo che l’esigenza di riservatezza e di tutela di eventuali crediti in sofferenza e delle relative possibili coperture politiche, inducessero ad assommare errore ad errore, con dolorose conseguenze per le economie di due aree contigue a Siena, città e territorio già duramente colpiti da quel “ modus operandi” che ha prodotto la nota vicenda MPS».
In attesa del piano industriale «Se di una cosa non abbiamo bisogno è quella di assistere ad un’altra avventura creditizia con tutte le conseguenze che si possono immaginare in termini di ricaduta sul territorio. Parliamo, tanto per capirci, di assistenza alle piccole imprese artigianali, industriali, agricole e di una consistente occupazione diretta e indiretta da tutelare. Nelle assemblee dei soci a Sinalunga, Arbia e Asciano, si è detto che saranno mantenuti gli attuali livelli occupazionali senza avere ancora la garanzia di un piano Industriale, senza il quale le chiacchiere stanno a zero, che oltre ai livelli occupazionali indichi soprattutto come di intende sostenere l’economia del territorio fino ad oggi presidiato da BancAsciano. Continuando a procedere con tanta speranzosa superficialità, il dolce approdo a Sovicille potrebbe trasformarsi in un doloroso naufragio. Nemmeno incorporati, ma fagocitati!».
«Tutto alla luce del sole» Infine, la lettera che senz’altro avvierà una discussione non solo ad Asciano ma in tutto il territorio delle Crete senesi, si conclude con una riflessione. «Di fronte ad una vicenda che prevede l’inglobamento della più grande azienda del territorio delle Crete, stupisce il silenzio delle istituzioni, quasi si sia di fronte ad un atto dovuto, ad una pura formalità. Speriamo che questa nostra lettera che non vuol essere altro che una sollecitazione ad approfondire i termini del progetto in questione, spinga in primo luogo il Comune di Asciano, a costituirsi “parte civile” nel processo di fusione tra Cras e BancAsciano, chiedendo con forza che tutto si compia alla luce del sole con la piena consapevolezza non solo dei soci, ma anche dell’opinione pubblica. Insieme a ciò l’auspicio che l’autorità di vigilanza svolga fino in fondo gli accertamenti di competenza sulla fattibilità dell’operazione».