A Parigi vengono chiamati bouquinistes. Sono i venditori ambulanti di vecchi libri e di altre rarità a stampa che, piazzati sul lungo Senna, costituiscono un monumento umano ormai consustanziale al fascino della città. Suggestive sono anche le origini di quel commercio. Nacque agli inizi del 1600, insieme al Pont Neuf – primo ponte ad essere costruito in pietra e ad attraversare la Senna per l’intera larghezza – allorché sui suoi marciapiedi cominciarono ad apparire certi venditori di libri i cui titoli erano spesso iscritti nell’Index librorum prohibitorum emanato dal Concilio di Trento. Ebbero perciò vita difficile. Dovevano continuamente sloggiare, finché riuscirono a conquistarsi delle postazioni fisse sul ponte e sulle banchine del fiume.
Non meno avvincente è la storia dei librai-bancarellisti italiani provenienti soprattutto dall’alta Lunigiana (giusto da quella tradizione è nato il Premio letterario Bancarella) che, tra ‘800 e ‘900, ad ogni primavera si ritrovavano al Passo della Cisa per concordare (a scanso di concorrenza) le località da raggiungere con le loro gerle di libri. Oriana Fallaci, in un articolo apparso su Epoca nel 1952 (“Hanno nella valigia i cavalieri antichi”), ne fece una stupenda descrizione: “Non avevano confidenza con l’alfabeto, ma ‘sentivano’ quali libri era il caso di comprare e quali no: in virtù di un sesto senso che, dicono, è stato loro donato dal demonio”. Astuta e divertente era pure la loro tecnica di vendita. Oggi diremmo che producevano dei trailer. Battevano, infatti, campagne e paesi, aprivano una pagina dell’ Orlando furioso e simulandone la lettura cominciavano a declamare i versi che mandavano a mente. Così, scriveva ancora la Fallaci, “i contadini dopo essersi fatti giurare sulla Madonna dei Sette Rosari che lì dentro c’erano scritte proprio quelle belle parole, si decidevano a prendere il libro per non meno di dieci soldi”.
In questi ultimi tempi è tutto un gran parlare della imminente fine del libro stampato. Ad evidenziare questa svolta epocale, piace porre a contrasto (tecnologico ed emotivo) la tavoletta di un e-book con l’immagine di qualche bancarella di vecchi libri. Francamente la presunta opposizione sortisce l’effetto di quella domanda scema che una volta era abitudine fare ai bambini: “vuoi più bene al babbo o alla mamma?”. A quanti la lettura è “necessaria” non mancherà certo il piacere di scorrere le imprendibili pagine di un e-book, ma nemmeno la protettiva pila di libri sul comodino. E ad unire i due attracchi ci sarà pur sempre un Pont Neuf con i suoi nobili bouquinistes.