«Il contratto integrativo aziendale mi obbliga a premiare anche gli altri. E detta legge su avanzamenti di carriera, provvidenze per i trasferimenti, permessi sindacali abnormi. Tutto questo andrà rivisto». E poi ancora sui permessi sindacali «sono il doppio rispetto alle altre banche». Sono le parole del presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo in un intervista a l’Espresso (leggi) dove traccia il futuro di Rocca Salimbeni alla luce del Piano Industriale presentato nei giorni scorsi (leggi).“Tagli” è la parola d’ordine e la più ricorrente nell’intervista: «La banca ha più personale di quanto dovrebbe: non ce lo possiamo più permettere – ha sottolineato Profumo -. Abbiamo cento dirigenti di troppo. Seicento milioni la cifra da tagliare, di cui la metà è costo del lavoro. Ma una parte si sposta nella voce "altri costi": sono i 2360 colleghi del back office che vanno a lavorare in una società che ci venderà i suoi servizi». Alla domanda della giornalista Paola Pilati se i sindacati hanno capito i rischi la risposta del numero uno di Banca Mps è stata: «Penso di sì. D'altra parte se non siamo noi a fare gli interventi necessari, a un certo punto arriverà qualcuno che i cambiamenti li farà davvero. E la direzione generale da qui scomparirà».
Ma I sindacati non sentono ragione Una previsione un po’ troppo ottimistica quella di Alessandro Profumo in merito ai sindacati che proprio oggi tornano a fasri sentire. Tramite una nota stampa sottolinenano come lo sciopero già annunciato per il 27 luglio assuma maggiore significato. «L’Azienda – si legge nella nota – promuove a livello territoriale, con iniziative ai limiti del comportamento antisindacale, incontri di presentazione dei contenuti del Piano Industriale, durante i quali vengono ovviamente taciuti o banalizzati i temi più scottanti: esuberi, esternalizzazioni riguardanti sia le strutture centrali che la rete, disdetta integrale del Cia, mobilità territoriale, pesante abbattimento salariale».
La strategia della confusione «Viene messa in atto una strategia vecchia come il mondo – si legge ancora nella nota diffusa dai sindacati -, basata sulla confusione e sul tentativo di divisione dei Lavoratori. In realtà, è in atto un tentativo di ridurre drasticamente le retribuzioni, di azzerare la garanzie normative, di smembrare il Gruppo e la Banca a colpi di cessioni di ramo d’Azienda. […] Il segno della disdetta del Cia, effettuata in maniera unilaterale dall’Azienda, è invece evidente: scaricare sui Dipendenti il peso di un Piano Industriale esclusivamente basato sul taglio del costo del lavoro».
La banca siamo noi «L’Azienda deve inoltre avere il coraggio di uscire dall’immobilismo in relazione alle politiche industriali – concludono i sindacati -, e di scommettere sulla professionalità dei Lavoratori, invece che sulla loro emarginazione. Lo richiede la situazione, la crisi economica che investe il Paese ed il Settore, e che drammaticamente si riflette anche sulla quotazione del titolo. I Lavoratori, il Sindacato, sono pronti a fare la loro parte con responsabilità – come del resto è sempre avvenuto – nel rigoroso rispetto delle prerogative contrattuali, e nella consapevolezza che è possibile uscire dalla crisi senza mettere in discussione i diritti fondamentali ed il senso di appartenenza al Monte dei Paschi. Questa volontà ha però bisogno del sostegno convinto di tutti i Dipendenti. Di tutti coloro i quali si sentono e sono la Banca. Per imporre le nostre ragioni, per sconfiggere il disegno aziendale che mira esclusivamente all’azzeramento dei nostri diritti è assolutamente necessario aderire compattamente allo sciopero di venerdì 27 luglio».
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