Su Banca Etruria ogni giorno ce n’è una nuova: ad Arezzo tutti i bisbigli degli ultimi anni si sono trasformati in assordanti clacson. Così si hanno le prime conferme di crediti agevolati e non sempre rientrati per i componenti dei board che hanno preceduto l’ultimo poi commissariato dalla Banca d’Italia, di investimenti fuori territorio la cui strategicità mal si sostiene, di un’operazione – quella del Consorzio Palazzo della Fonte – che solo a leggere le cifre sembra incredibile. Le inchieste romane delineano drammaticamente la situazione. L’11 febbraio Giuseppe Vegas, presidente della Consob, nel corso dell’audizione in commissione Finanze della Camera, mette nero su bianco il sospetto di insider trading. Qualche ora dopo l’audizione, i commissari Sora e Pironti erano già sulla strada per Arezzo, pronti ad interrompere un consiglio di amministrazione presieduto da Lorenzo Rosi. E a creare un caso dagli esisti imprevedibili sia sulla banca e sul suo territorio che a livello nazionale, al governo. Qui il gioco è strettamente politico e le opposizioni sembrano decise a giocarselo fino in fondo, evocando il padre di tutti gli scandali politico-finanziari italiani, quello della Banca Romana.
Cosa succede a Banca Etruria? Il vortice sembra inarrestabile: c’è già stata l’apertura delle indagini della procura di Roma, coadiuvata dalla Guardia di Finanza, per le ipotesi di ostacolo alla vigilanza e sospetto insider trading. Sul fronte della procura di Arezzo, si attende a breve la chiusura dell’inchiesta avviata nel 2013 e che vede già iscritti nel registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di falso in bilancio, l’allora presidente Giuseppe Fornasari (difeso dall’ex ministro Paola Severino), il direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri. Alle inchieste, nel tempo si è aggiunta la sanzione di 2,5 milioni di euro inflitta dalla Banca d’Italia che dal 2012 ha iniziato a ispezionare a più riprese la popolare di Arezzo. La sanzione, dell’ottobre 2014, riguarda «violazioni delle disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, nella gestione e nel controllo del credito, violazioni in materia di trasparenza nonché omesse e inesatte segnalazioni all’organismo di vigilanza»: è stata data a 18 componenti dei cda e del collegio sindacale degli anni 2012/2013. Tra loro c’è anche Pier Luigi Boschi, padre del Ministro Maria Elena.
Il futuro della banca aretina Intanto i commissari sono al lavoro per ripulire i conti e portare alla luce tutte le attività che hanno ridotto l’istituto in queste condizioni. Il tempo stringe – 12 mesi durerà l’incarico, massino 18 – per l’operazione tesa, comunque, ad individuare il partner da far sposare a Banca Etruria. Anche in questo caso i rumors sono tanti e disparati, bisognerà attendere le prime attività di messa in sicurezza per capire a quale altra banca popolare o no convenga accasarsi qui in Toscana. E a quale costo si farà l’operazione. Nell’immediato, c’è l’incontro che fra due giorni i rappresentanti sindacali della banca avranno con i commissari. Si metterà in discussione l’accordo raggiunto solo una settimana fa per la riduzione del personale e delle sedi? Se sì, per quale motivo? Anche in questo caso, si paventa la necessità di risalire alle origini dell’accordo e approfondirne tempi e modi.