I commissari di Banca Etruria Sora e Pironti fanno sul serio. Nel fine settimana, con tempistica a cui ci hanno abituato, è stato diramato un comunicato stampa scarno ma inequivocabile: “Con riferimento all’aumento di capitale sociale di euro 4.892.298,60 approvato dalla odierna Assemblea dei Soci di Banca Lecchese, Banca Etruria comunica che l’operazione è funzionale alla integrale cessione della propria quota di partecipazione al capitale sociale (54,212%) a favore di un primario fondo internazionale. La transazione, in corso di finalizzazione, è soggetta ad alcuni presupposti e condizioni, tra cui l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni dalle Autorità di Vigilanza competenti”.
La preparazione L’operazione è stata accuratamente preparata, così l’assemblea dei soci della banca lecchese il 29 maggio ha approvato il bilancio dell’esercizio 2014 e deciso, in assemblea straordinaria, un aumento di capitale di quasi 5milioni di euro, pari a circa 17.500.000 azioni. Perciò, dopo i nullaosta già richiesti alla Banca d’Italia e alla Bce, il pacchetto di maggioranza di Banca Lecchese passerà ad un primario Fondo d’investimento internazionale (ad oggi ci sono varie ipotesi sul nome del Fondo acquirente, ma la trattativa è stata riservata perché per i titoli sospesi dal listino, come è quello dell’Etruria, non c’è obbligo di comunicazione immediata). A breve sapremo. E un corollario marginale nella sostanza ma non secondario per il rispetto dovuto ad azionisti e clienti di Banca Etruria, dovrebbe essere anche il restyling redazionale del sito di Banca Lecchese che in home ancora riporta questa surreale descrizione: “Banca Lecchese nasce nell’autunno del 1994. Oggi Banca Lecchese è parte del Gruppo Banca Etruria, espressione della migliore tradizione del credito popolare, che con le sue circa 200 filiali opera in Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto”. Sarebbe interessante sapere quale banca è, invece, “espressione della peggiore tradizione del credito popolare”.