Inutile girarci intorno: il fallimento di Balotelli sta nei numeri.
Allo stato attuale Balotelli vale 19 milioni di euro: la metà di quello che chiede il Porto per Jackson Martinez (avessi detto). Molto meno di quanto ha speso l’Everton per Lukaku e di quello che il Bayern è disposto a mettere sul piatto per il 27enne Benatia.
E mentre di chiacchiere se ne può fare all’infinito, questi sono i numeri. E i numeri non mentono mai.
Per cederlo, Raiola ha sudato parecchio (anche se non lo dice, ovviamente). E si è raccomandato al Liverpool, che attualmente è l’equivalente di una Lazio o di una Fiorentina in Premier League. I cosiddetti Top Club (quelli che scuciono 75 milioni per Suarez senza battere ciglio) non ne hanno voluto sapere. Quando poi si è sparsa la notizia del trasferimento, il primo sospiro di sollievo mi è parso di coglierlo nei dirigenti, nei compagni di squadra e di spogliatoio. E non è proprio un buon segno.
«Torno dove mi hanno sempre apprezzato» ha detto Super Mario… Mah… Avrò pure la memoria corta, ma per quanto mi sforzi, io ricordo la simpatia per il personaggio ma anche parecchie panchine dietro a Dzeko, Silva e il Kun Aguero. Il suo gesto tecnico più rimarchevole fu quando, con alcuni amici, fece brillare dei fuochi artificiali sul terrazzo e per poco non incendiò il palazzo dove abitava. Gli atteggiamenti bizzarri del divo di Hollywood, che se non trova la frutta fresca in camerino, non scende sul set.
Ma qui sta il punto: Balotelli è, probabilmente, un ottimo comprimario, ma non la superstar che pensa di essere. Inserito in un meccanismo perfetto, può essere la giusta dose di pepe e di imprevedibilità che certe partite esigono: tale fu nell’Inter del Triplete, dove fu decisivo in un paio di circostanze pelose (il quarto con il CSKA Mosca, a memoria)… quando ti affidi a Balotelli come faro, e su di lui pensi di costruire le fortune, fai la fine del Milan. O della Nazionale in Brasile.
Insomma, non aspettiamoci da Balotelli il Crujff leader di una squadra memorabile, e nemmeno il Baggio che prende sulle spalle un modesto Bologna e lo trascina in Europa. Super Mario rimane una pietra preziosa, ma destinata a non brillare troppo. Una “Guest-Star”… Un attore tipo Massimo Ceccherini, per dirla tutta. Che inserito nel contesto garbato di un film di Pieraccioni, fa la sua discreta figura: e quando fa il protagonista, mette in scena delle boiate galattiche.
Ma siccome il football vive di immagini, sarò sempre grato a Balotelli: la doppietta ai crucchi nel 2012 e quell’esultanza poderosa mi entusiasmarono.
Ma continuo a pensare che sia troppo poco. A quest’ora doveva aver fatto vedere qualcosa di più, e non si passa alla storia per uno streap-tease.
A meno che tu non sia Kim Basinger.
O Sofia Loren.