A Livorno è scoppiato l’orgoglio per il cacciucco, il piatto tradizionale della città labronica. Da oggi a a domenica 3 luglio la città vuole recuperare la livornesità attraverso uno dei suoi simboli più noti, quella zuppa di pesce che finisce per rimandare allo stesso tempo alla mescolanza ma anche alla identità dei popoli che dal nostro mare traggono la vita. E in questi tempi di tragedie e migrazioni è un bellissimo messaggio che parte dalla città che per prima coltivò la tolleranza religiosa, etnica, culturale e politica.
La vera leggenda dell’origine di questo piatto rimanda, infatti, alla costa turca di Smirne (oggi Izmir) e racconta di un ragazzo, Ahmet che amava il mare, la pesca, e la cucina. Siamo nella seconda metà del Seicento e quella gente viveva in pace, poliglotta, multi-etnica e multi-confessionale, con greci, armeni, ebrei, levantini.
Un giorno Ahmet si imbarca con un mercante, Özgür, che vendeva e comprava merci a Livorno. Sbarcato, si rende conto che questo popolo è simile al suo, tollerante, multietnico e multireligioso. Nel 1593, cento anni prima, infatti, il duca di Toscana, Ferdinando, aveva emanato una legge, detta Livornina, indirizzata ai “mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi”. E tutti erano i benvenuti e ognuno era rispettato. Decide allora di stabilirsi qui e iniziare a cucinare per i livornesi la zuppa di pesce, come la cucinava la mamma. Vi apporterà solo una modifica: via i capperi e dentro il pomodoro da poco sbarcato in Italia, giunto via Siviglia dal nuovo mondo.
E siccome parlava il turco e chiedeva ai pescatori del porto piccoli pesci per la sua zuppa («küçük balik» diceva, cioé cuciùch balìch) venne soprannominato “cacciucco”. Prima lui e poi la sua zuppa che i livornesi dimostravano di apprezzare, facendo la fila davanti alla sua trattoria. 150 anni dopo il piatto era ancora così amato in città che Pellegrino Artusi nel cercare ricette per l’Italia da poco unita, nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, la descrive perfettamente nominandola proprio “cacciucco livornese”.
Per festeggiare il piatto nasce dunque “Cacciucco Pride“, il primo festival gastronomico di Livorno, con un programma ricco di iniziative, tour in battello, concerti, sfilate storiche, spettacoli e, naturalmente, degustazioni dei piatti tipici e ogni ristorante propone la “sua” ricetta del cacciucco.
Intanto, è febbre da baffo di polpo, e i livornesi si sono divertiti a farsi fotografare con i tentacoli simili a baffi all’insù. Anche il sindaco Filippo Nogarin, e il cantante Bobo Rondelli. C’è anche #cacciuccopride.
Di seguito piccola galleria fotografica grazie a Foto Ciriello.