Vita privata e immagine pubblica di un self-made-man che ha rivoluzionato il concetto di arte. Uno “straniero”, forse un marziano, per i suoi contemporanei. A trent’anni dalla scomparsa, “Andy Warhol Superstar” è lo spettacolo che giovedì 21 settembre apre il secondo week-end del festival Avamposti organizzato dal Teatro delle Donne di Calenzano, alle porte di Firenze. Appuntamento al Teatro Manzoni di Calenzano (ore 21), a vestire i panni di Andy Warhol è una ispirata e allucinata Irene Serini, mentre testo e regia sono a firma di Laura Sicignano.

Warhol tra pubblico e privato Se nel calendario della musica pop c’è un ante e un post Beatles, l’unico fenomeno culturale e mediatico degli anni Sessanta in grado di rivaleggiare con Warhol, allo stesso modo in quello dell’arte dobbiamo parlare di un “Before Andy” e di un “After Andy”. Soprattutto, Andy Warhol è stato capace di intuire e anticipare i profondi cambiamenti che la società contemporanea avrebbe attraversato a partire dall’era pop, da quando cioè l’opera d’arte comincia a relazionarsi quotidianamente con la società dei mass-media, delle merci e del consumo. Nella Factory, a New York, non solo si producevano dipinti e serigrafie: si cambiava la storia del costume, si faceva cinema, musica rock, editoria, si attraversavano nuovi linguaggi in una costante ricerca d’avanguardia. Lo spettacolo indaga la biografia intima di Andy a confronto con quella pubblica: la sua curiosità per tutto ciò che era trasgressivo ed estremo e la sua fede cattolica, il rapporto con la madre, con gli USA, con i soldi e il potere, con il sesso e la castità. La sua vita è una fiaba  sinistra in cui un bambino povero è trasformato in un principe delle tenebre che soccombe alla solitudine e alla tristezza, in mezzo ad una folla stravagante di cortigiani pazzi. Oppure Andy fu uno straordinario self made man capace di costruirsi un’immagine pubblica in grado di vendere milioni di dollari?