FIRENZE – L’autonomia differenziata è realtà. Il ddl che porta la firma del ministro Roberto Calderoli è stato approvato in Consiglio dei ministri.
Il passaggio dalla carta all’applicazione pratica non è immediato. “Entro 12-13 mesi”, secondo la tempistica data l’esponente leghista, il Parlamento dovrebbe approvare il decreto, mentre nello stesso arco di tempo la cabina di regia dovrebbe varare i Lep, il Livelli essenziali di prestazione, così da permettere “a inizio 2024” di iniziare a esaminare “le proposte” di autonomia differenziata da parte del governo. Le materie che potrebbero diventare di competenza regionale sono 23, in base a quanto previsto dalla riforma costituzionale del 2001.
Le intese hanno durata massima di 10 anni. Stato o Regione possono chiederne la cessazione, deliberata con legge a maggioranza assoluta dalle Camere. Alla scadenza, l’intesa si intende rinnovata per la sua durata, salvo che Stato o Regione manifestino volontà diversa un anno prima del termine. Il governo dispone verifiche sulle attività e sul raggiungimento dei Lep. La commissione paritetica svolge annuali valutazioni sulla compatibilità e gli oneri finanziari.
Il semaforo verde arrivato dal Cdm ha provocato una spaccatura tra maggioranza e opposizioni. Diversi governatori, Vincenzo De Luca e Stefano Bonaccini su tutti, hanno criticato la misura. Per il momento non lo ha fatto Eugenio Giani, che in passato aveva mostrato un approccio favorevole sul tema. Ha parlato invece il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo: “Senza stabilire in modo chiaro e prima i livelli essenziali di prestazione, il rischio concreto di questo passaggio è creare cittadini di serie A e serie B. L’autonomia differenziata, declinata così, rischia di essere un elemento divisivo e discriminante che acuisce le differenze economiche e sociali nel Paese anziché eliminarle”.