“L’Aurelia venga messa in sicurezza, resa fruibile e utilizzata come “Strada Parco” in cui sostenibilità e tutela ambientale si coniughino con lo sviluppo turistico del territorio della Costa d’Argento e diventino una best practice ed esempio virtuoso come già accade in altre parti d’Europa – Camargue”. Paolo Bracci, consigliere del Consorzio MaremMare interviene sulla realizzazione dell’autostrada in Costa d’Argento.
Salvaguardare l’ambiente – “Il progetto di un’autostrada che si sovrapponga interamente al tracciato dell’Aurelia non è sostenibile. – aggiunge Bracci – e bene ha fatto la Provincia a chiedere chiarezza a Sat affinché presenti il progetto definitivo quanto prima. Il nostro maggior pregio è l’ambiente. Fatto salvo questo principio, il Consorzio MaremMare ribadisce che in caso di attraversamento del territorio della Costa d’Argento, sia il meno violento possibile e, soprattutto, sia tale da conservare quel patrimonio ambientale ed estetico che ci viene riconosciuto come unico”.
La strada Parco – Come nella zona della Camargue, esiste una “Strada Parco” che consente ai turisti, ma anche agli abitanti la cui qualità della vita deve essere sempre tenuta in considerazione di continuare a fruire del territorio con piste ciclabili, corsie preferenziali per i mezzi pubblici e per il traffico veicolare. Una soluzione che tanto ha portato in termini di rispetto ambientale, di turismo sostenibile e di innalzamento degli standard economici.
Turismo ed ecosistema – “Ci auguriamo che chi dovrà interagire con gli enti competenti tenga presente che ogni impatto sconvolgente dei nostri luoghi può avere ricadute pesanti e nel tempo antiproduttive. Una progetto che parta da quello concordato con tutti gli enti e approvato dal Cipe nel 2008 che medi le esigenze di “spostamento” con le necessità ed i bisogni di un turismo che deve qualificarsi ancora di più grazie al proprio ecosistema, è l’unica strada che vediamo possibile alfine di mantenere le attività economiche turistiche e non e anche per valorizzare e migliorare le risorse e le operosità esistenti”.
Capalbio