Il giudice Gerardo Boragine, in servizio al Tribunale di Lucca, è stato messo ‘sotto protezione’ a causa delle minacce che gli sono state rivolte attraverso i social media, a seguito dell’assoluzione di 26 giovani, indagati a seguito di tafferugli avvenuti prima di un comizio di Matteo Salvini a Viareggio nel maggio 2015.
Il post di Salvini La decisione di mettere sotto protezione il giudice di Lucca è stata presa dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Lucca, a seguito delle reazioni a un post pubblicato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini che, commentando la sentenza, aveva scritto: «Evidentemente aggredire e lanciare sassi per qualcuno non è reato. Evviva la ‘giustizia’ italiana. Io tiro diritto». Di fatto, però, nei capi di imputazione nei confronti dei 26 non si faceva alcun cenno nei confronti di lanci di sassi durante il comizio, ma esclusivamente di ‘adunata sediziosa’ e di ‘accensione di fumogeni’. Non solo: nessuno ha mai sporto querela – né Salvini né il suo entourage – per fatti diversi a quelli imputati ai 26 ragazzi, assolti al termine del dibattimento per insussistenza dei fatti.
Ira sul web e solidarietà Il post del Ministro dell’Interno, però, ha scatenato le ire del web contro la Magistratura, tacciata di essere ostaggio della sinistra. Alcuni hanno dichiarato che sia tempo di lanciare i sassi contro i giudici o, nei casi più leggeri, di insultarli fuori dai tribunali. A far scattare le misure di protezione – tenute rigorosamente riservate – è stata però la pubblicazione della foto del giudice e il relativo ‘invito’ a prendersela con lui. Il giudice Boragine, intanto, ha incassato la solidarietà dell’Ordine degli Avvocati, dei penalisti e dell’Anm Toscana che ha stigmatizzato quanto accaduto, respingendo con fermezza «in quanto lesivi dei valori di terzietà, autonomia e indipendenza, propri dell’intera Magistratura, gli attacchi immotivati verso i singoli magistrati che svolgono il loro mandato soggetti soltanto alla legge, senza condizionamenti e pregiudizi ideologici».