Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità di recupero ‘Il Forteto’ in Mugello (Firenze), è stato condannato a otto anni di reclusione nel processo con rito abbreviato che lo ha visto imputato a Firenze con l’accusa di violenza sessuale nei riguardi di un minore ospite della comunità. Il procedimento ha riguardato lo stralcio relativo alla accuse di un giovane teste, presunta vittima di violenze emerse nel corso del processo principale sul Forteto, che ha portato alla condanna di Fiesoli per maltrattamenti e violenza sessuale. Nella sua requisitoria la Pm Ornella Galeotti aveva chiesto per Fiesoli una condanna a 12 anni di reclusione. Il ‘guru’ del Forteto è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale complessiva di oltre 80 mila euro a favore della vittima delle violenze e dei suoi familiari. Riconosciuto anche il danno d’immagine, da liquidarsi in separata sede, nei confronti della comunità Il Forteto, rappresentata dall’avvocato Michele D’Avirro, che si era costituita parte civile nel procedimento.
Le reazioni «Questa nuova sentenza dimostra l’inaudita gravità dei fatti accaduti al Forteto e restituisce un briciolo di fiducia alle persone che hanno avuto il coraggio di denunciare – afferma il parlamentare di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, già vicepresidente della commissione d’inchiesta regionale sul Forteto -. E’ assurdo che con una sentenza già passata in Cassazione e una nuova condanna 8 anni il pedofilo del Forteto Rodolfo Fiesoli non sia in carcere. Un ringraziamento ai magistrati fiorentini che ancora una volta hanno lavorato in modo esemplare per portare giustizia questa ennesima pagina deve darci un nuovo impulso a lavorare per cambiare un sistema che ha consentito abusi per 40 anni e che ancora oggi fa fatica a garantire giustizia. Le vittime hanno il diritto di conoscere la verità, che cercheremo con ogni forza a partire dalla commissione d’inchiesta parlamentare, che verrà presto istituita per fare luce sul Forteto e su tutto ciò che gli ruota intorno, e dal Commissariamento della cooperativa, dove ancora oggi vivono e lavorano molti dei coinvolti da questa vicenda e i cui reati sono prescritti». «La nuova condanna comminata oggi a Rodolfo Fiesoli dal Tribunale di Firenze nel processo stralcio per abusi su uno dei minori affidati all’interno del Forteto non rappresenta che un ulteriore tassello a conferma del mosaico tristemente ricostruito negli ultimi anni a partire dal lavoro della commissione regionale di inchiesta che ho avuto l’onore e l’onere di guidare durante il mio mandato nell’Assemblea della Toscana, ovvero che quella comunità-setta era l’antro dell’orco, e l’orco era Fiesoli- ha commentato il vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera ed ex membro della commissione di inchiesta regionale sul Forteto, Stefano Mugnai -. La verità drammatica che ricostruimmo nel 2012 durante la prima Commissione regionale d’inchiesta, che si rivelò sovrapponibile al castello accusatorio cui era giunta la procura fiorentina il quale sarebbe poi stato validato dai giudici oggi trova ulteriori conferme. Non ci sorprende. Il nostro lavoro d’inchiesta di allora venne svolto in un clima ostile da parte della sinistra e in particolare del Pd, nel più totale isolamento umano, politico e istituzionale. Tuttavia, ascoltate le vittime di quegli orrori, a noi è sempre stato chiaro da che parte stava la verità. L’abbiamo sostenuta, voluta, cercata, perseguita, conosciuta. I pronunciamenti giudiziari non sono che conferme, ma per quelle vittime hanno oggi il valore morale del riconoscimento della verità».